Siamo qui con l’attrice Simona Borioni per far due chiacchiere sul lungometraggio “Il camionista”, in onda nel prossimo autunno su Canale 5 e nel quale affiancherà Giorgio Tirabassi.
Buongiorno Simona, potresti raccontarci qualcosa su “Il camionista? Qual è il tuo ruolo?
Il film tratta l’argomento in assoluto più attuale, che è appunto la problematica della clandestinità, ma è soprattutto la vicenda di ciò che accade al protagonista Riccardo, mio marito, che finisce per allontanarmi a causa della mia tossicodipendenza. Spinto dalla necessità, Riccardo dovrà svolgere questo secondo lavoro in maniera illecita: trasportare clandestini a bordo del suo camion per arrotondare lo stipendio e guadagnare quel qualcosa in più che gli consenta di “mantenere” nostra figlia. La chiave di svolta, quella che cambierà la vicenda dal punto di vista umano dell’intera famiglia, sarà però rappresentata dalla presenza di una bambina di colore, che farà da collante per la riparazione dei rapporti dell’intero nucleo familiare. Il mio personaggio, Sara, è una donna caduta nel baratro della tossico-dipendenza, condizione che la priverà a lungo dell’amore della sua famiglia; sarà poi proprio quell’amore viscerale nei confronti della piccola Angela a far cessare la sua dipendenza dalla droga e a riconciliarla del tutto con i suoi cari.
Potresti raccontarci invece un aneddoto simpatico sul set?
Dunque, ricordo perfettamente che Giorgio Tirabassi mi aveva invitata più volte ad assaggiare le famose “Zeppole”, specialità tipica di Nocera Inferiore, che poi è la città dove abbiamo girato “Il Camionista”. Il problema era che puntualmente mi vedevo costretta a declinare il suo invito. Perché? Per il mio ruolo: dovendo interpretare una tossicodipendente, ero ahimè perennemente a dieta. (Ride, ndr)
Come dicevamo prima, “Il camionista” è stato girato a Nocera Inferiore. Hai avuto modo di visitare anche Napoli? Cosa t’ha colpito di più?
Sfortunatamente no. Non ho avuto il tempo di visitare nulla. Però devo dire una cosa che m’ha colpito piacevolmente: quando giravamo scene per strada, si formava sistematicamente un gruppetto di persone che ci accoglieva con affetto e ci chiedeva foto ed autografi. Ecco, in questo il sud è sempre molto caloroso e pieno di attenzioni: quando sento questo amore, io sono davvero felice.
Da “Il camionista” passiamo a “What Women Want”, la sketch comedy attualmente in onda su Italia 1. Qual è il tuo personaggio? Potresti descrivercelo e dirci quanto ti rispecchi in esso?
Il mio personaggio è quello di Valentina, un’avvocatessa divorzista, cinica e disillusa nei confronti dell’amore, più di tutte le altre. La sua è una comicità mai banale, che definirei “pungente” e arguta al punto giusto, è forse questo il maggior punto di contatto tra me ed il mio personaggio. Le battute di Valentina non sono quelle tipiche del Cabaret, ma delle vere e proprie freddure, un “motto” spesse volte autoironico; ecco, anche io, nella vita di tutti i giorni, sono più o meno così: pungente, autoironica e anche un po’ disillusa nei confronti dell’amore. Voglio inoltre dar grande merito ai due sceneggiatori di “What women want”, Maurizio Sangalli e Renata Avidano, e al direttore di fotografia Mammolotti, che hanno svolto un lavoro davvero grandioso.
Potresti dirci invece un motivo per il quale il telespettatore dovrebbe interrompere lo zapping e guardar “What women want”?
È un’occasione per passare tre minuti in totale spensieratezza. È un prodotto ben realizzato, vale la pena di guardarlo.
Com ‘è stato lavorare sul set con altre tre donne? Ci racconti qualcosa?
È stato davvero tutto molto piacevole. In particolar modo, mi son trovata benissimo con Valeria Graci, con la quale ho girato gran parte degli sketch. Tra noi ci dicevamo spesso: “È nato un duo!”. Lei è la parte dolce, buona, innocente, mentre io sono la “spalla sinistra”, quella che entra sempre “a gamba tesa”. Si è creato un feeling particolare, quasi tendente alla follia, viaggiavamo sulla stessa lunghezza d’onda ed era davvero complicato non ridere mentre giravamo le scene.
Progetti per il futuro?
Ce ne sono, ne ho diversi, tra cui un film internazionale, ma non posso dire di più. Ci sono tante cose che devo cominciare a breve, ma preferirei parlarne in futuro.
Intervista di Annamaria Minichino