Il Paradiso delle Signore 9, Thomas Santu a Tv Soap: “Enrico morirebbe dando la vita per altri piuttosto che per se stesso”

Enrico / Il paradiso delle signore (foto Ufficio Stampa Aurora Tv)
Enrico / Il paradiso delle signore (foto Ufficio Stampa Aurora Tv)

È una delle new entry più significative della stagione in corso de Il Paradiso delle Signore. Parliamo di Enrico Brancaccio, interpretato da Thomas Santu. Un personaggio dal passato travagliato che, a Milano, ha potuto intrecciare una relazione con Marta Guarnieri (Gloria Radulescu). Tutti aspetti dei quali abbiamo potuto parlare con Thomas in questa intervista concessa per TvSoap. Ecco cosa ci ha raccontato.

Il Paradiso delle Signore 9, intervista a Thomas Santu (Enrico Brancaccio)

Thomas, cominciamo a parlare di Enrico con una domanda semplice. Cosa ti piace di lui? Quali sono i suoi pregi dal tuo punto di vista?

Enrico è una persona molto altruista che si è dedicata alla medicina, a curare le persone malate. È una persona generosa, che si occupa del prossimo. Questo è sicuramente un dettaglio non da poco.

Certo, poi è anche una persona che ha un doloroso passato alle spalle che lo ha messo in difficoltà.

Assolutamente, la perdita della moglie e il fatto di dover stare lontano dalla figlia. C’è sempre un problema dietro l’angolo per Enrico, che ha tra l’altro un forte senso di giustizia. Ha denunciato delle persone malavitose e questo l’ha messo allo stesso tempo sia nella condizione di farsi valere e sia in una posizione critica. Ha voluto seguire qualcosa di buono, anche se l0 ha portato a vivere una vita molto complicata. Mi sembra che Enrico abbia delle spalle abbastanza larghe ed è sicuramente questo l’aspetto che mi piace del personaggio.

Sì, diciamo che per mandare avanti i propri ideali ha messo a rischio anche se stesso, quindi questa è una buona caratteristica.

Sì, assolutamente. Confermo. Non è tanto preoccupato per sé ma per le persone che gli sono accanto. Il fatto di essere in pericolo è un dettaglio non da poco. Credo che sia uno di quei personaggi che preferirebbe morire dando la vita per altri piuttosto che per se stesso, ecco.

Immagino che Enrico non sia un personaggio facilissimo da portare in scena…

Assolutamente no, anche perché io sono abbastanza l’opposto sotto alcuni aspetti. Per quello che abbiamo visto quest’anno, Enrico è una persona abbastanza introversa, con tanto dolore dentro. Io sono una persona un po’ più estroversa. Partendo da ciò, per me non è sicuramente un discorso facile.

Inoltre, ricollegandomi a quello che dicevamo prima, non ho mai denunciato dei malavitosi. Tutte le situazioni capitate ad Enrico non le ho mai affrontate nella mia vita, finora. E non penso che molti le abbiano affrontate. Ed è per questo che il ruolo di Enrico è abbastanza complesso da portare avanti.

Senz’altro Enrico è introverso e sta molto defilato anche perché deve stare obbligatoriamente nell’ombra, non deve dare troppo nell’occhio. Anche se a Milano gli è capitato un piccolo imprevisto. Mi riferisco a Marta Guarnieri…

Sai cos’è? Pensa a tutte le persone che cercano di tenere sotto controllo la loro vita, anche in casi di emergenza simili a quello di Enrico. Quando hai un’emergenza pensi di dover tenere tutto obbligatoriamente sotto controllo, anche se magari non lo facevi affatto fino al giorno prima.

Enrico è stato però un medico; questa tendenza di tenere tutto sotto controllo ce l’aveva forse un po’ di suo. Tende ad essere una persona non dico maniaca del controllo, ma sicuramente molto attenta a tutto ciò che lo circonda.

Anche se come al solito, proprio come succede nella vita, non puoi calcolare tutto. Ad un certo punto arriva sempre qualcosa che non avevi considerato. E che forse Enrico dentro di sé aspettava. Perché non aveva da tanto tempo una donna nella sua vita. E probabilmente sperava di incontrarne una. E, come spesso capita, è arrivata quando ha smesso di inseguire questo desiderio, quando non ci sperava più. E credo che Marta abbia rappresentato tutto questo per lui.

Marta è interpretata da Gloria Radulescu. Ti sei trovato subito bene sul set con lei? Avete parlato dei vostri personaggi? Marta ed Enrico, seppur in maniera differente, hanno avuto un trascorso abbastanza travagliato.

Abbiamo lavorato in maniera molto univoca, con un’unione di intenti. Abbiamo cercato di creare un rapporto che fosse il più naturale, sincero e vero. Spero che si stia vedendo ed è una cosa che a me ha fatto molto piacere. Gloria si è messa subito a disposizione, nonostante avesse e ha molta più esperienza di me. È stata molto generosa in questo senso, ci siamo trovati subito alla grande.

A proposito di esperienza, visto che l’hai citata, è la prima volta che ti trovi ad avere a che fare con un prodotto quotidiano, come il Paradiso delle Signore. È stato difficile  ambientarsi ai ritmi serrati delle riprese? So che lavorate tantissimo e che girate moltissime scene al giorno…

L’impatto è stato abbastanza forte. Quando ti parlano dei ritmi veloci, non ne hai mai davvero idea finché non ti ci ritrovi dentro. E ciò può diventare complicato, se non provi prima le scene con gli altri attori, se non ne fai memoria e interagisci con loro. Se non si crea un’unione, diventa complicato. E, infatti, in questo sono stato
fortunato, perché comunque con tutti gli altri attori, Gloria Radulescu, Gabriele Anagni (Alfredo) e Pietro Genuardi (Armando), abbiamo sempre avuto il modo di lavorare un pochino prima, in modo tale da poter rendere tutto molto più fluido.

Tornando un po’ ad Enrico. Come pensi sia stato percepito il tuo personaggio dai telespettatori? 

Non ho tanto modo di leggere perché non mi rimane davvero molto tempo. Penso che Enrico sia un personaggio che non a tutti può piacere. È una persona che difficilmente si incontra nella vita reale. Non penso che in tanti possano capirlo. Ha perso la moglie, sta lontano dalla figlia, ha denunciato dei malavitosi. Non credo che tante persone abbiano avuto questa combo nella loro vita. Per tale ragione, non è così semplice empatizzare con Enrico.

Sicuramente qualcuno lo farà. Enrico è un uomo che, delle volte, può risultare molto melenso e nostalgico, magari triste. Chissà… questo forse può risultare troppo! Ma bisogna comunque ricordarsi che Enrico è costretto a stare lontano dalla figlia, ha perso la moglie, rischia di morire e di far morire anche la figlia, oltre che Marta e tutte le persone che gli sono accanto. Spero dunque che le persone riescano a capire questo e a provare empatia per il mio personaggio.

Enrico e Anita / Il paradiso delle signore
Enrico e Anita / Il paradiso delle signore

Sì, hai ragione, è un personaggio che va compreso, va analizzato bene. Non è immediato, anche perché è entrato nella fiction con questo alone di mistero…

Sai, io credo poi che le persone che seguono Il Paradiso delle Signore siano abituate ai nuovi arrivi, a chi viene e a chi va via. A volte si rischia di voler tutto troppo e subito, che le cose e i casi, così come le problematiche, si risolvano subito. Così come l’amore: si spera che sbocci in maniera immediata.

Essendo un daily che procede letteralmente con l’avanzare dei nostri giorni, è impossibile che l’amore sbocci in un mese. Certamente può sbocciare, però ci vuole del tempo per fidarsi dell’altro, ci vuole tempo per arrivare a un processo, ci vuole tempo per tutto. Se ci pensiamo un attimo, ogni stagione del Paradiso dura otto mesi. E in questo tempo un processo, piuttosto che un amore, sono all’ordine del giorno. Non c’è nulla di non veritiero in questo. Se pensiamo ai giorni nostri, quanto ci si mette per fare un processo e poi per arrivare ad una giustizia, insomma.

Il Paradiso delle Signore è una soap corale. Le varie storie devono essere introdotte, non si può correre troppo…

Esattamente. Si portano avanti tantissime storie, tante altre linee che ci sono, da prima ancora che arrivasse in scena il mio Enrico.

Dal tuo punto di vista perché la soap è così tanto amata dal pubblico? Che cosa ne ha determinato il successo?

La fiction racconta un’epoca che è stata contraddistinta da diverse rivoluzioni sociali. Gli anni ’50 e ’60 sono stati  molto importanti. Belli ma allo stesso tempo anche molto problematici per tantissime cose che si raccontano. Ad esempio, quest’anno abbiamo raccontato del razzismo all’interno dell’Italia, cioè tra Nord e Sud. Oppure, appunto, quell’omofobia che c’era e che c’è tuttora. Sono trame che servono anche per fare un confronto con l’epoca attuale che viviamo.

Parliamo di tante cose accadute in quegli anni che sono state determinanti sia per chi le ha vissute, sia per chi se le ha sentite raccontare. O per chi, magari, è nato in quegli anni e non ha ricordi. Andrea Pecorelli ha puntato su un prodotto che racconta un’epoca davvero molto importante.

Al di là de Il Paradiso delle Signore ci sono altri progetti ai quali ti stai dedicando?

Sì, sono tornato sul set della terza stagione di Buongiorno, mamma!, ora che le riprese del Paradiso sono terminate. Mi rivedrete dunque nel ruolo di Mauro.

Avevo un’ultima curiosità, anche un po’ per inquadrarti. Mi veniva da chiederti quando è nata la passione appunto per il tuo lavoro, per il mestiere dell’attore.

È nata per puro caso; so che sembra una di quelle storie raccontate e straraccontate del ragazzo che, per caso, si ritrova a fare l’attore. In realtà è però andata davvero così.

Frequentavo, inizialmente da osservatore, una scuola dove insegnava Pino Quartullo, che è stata la prima persona che ho conosciuto all’interno di questo mondo. Faceva lezioni a Cinecittà a Roma. Io da Santa Marinella partivo e andavo a vedere a Roma le sue lezioni. Loro preparavano uno spettacolo. E il protagonista di una di queste commedie che lui aveva intrecciato a teatro, per fare questo saggio-spettacolo di fine anno, non si presentava più, non veniva più a lezione. Allora, a un certo punto, Pino si gira e chiede a me: “Tu te la sentiresti di fare questo ruolo?“. E io ho risposto: “Maestro, se se la sente lei, figuriamoci io, ma non avanzi pretese“. “Non ti preoccupare, secondo me è nelle tue corde“. E quando ho iniziato è scattata la scintilla, quel sacro fuoco che ti arde quando senti le tavole del teatro. E da lì non ho più smesso.

Ero già grandicello, avevo vent’anni. Non ho sognato di fare l’attore da quando avevo 13/14 anni. In realtà volevo fare il calciatore, non me ne fregava assolutamente nulla di fare questo lavoro. Mi divertivo a fare le imitazioni dei compagni di squadra, degli allenatori, dei giocatori di calcio.

Già quando facevo le imitazioni, mi dicevano: “Ma perché non provi a fare l’attore?“. “No, non me ne frega niente, io voglio giocare a calcio“. E poi alla fine è successo ed eccoci qua. Passione, quella per il calcio, che comunque non ho abbandonato. Anche perché è difficile da lasciare, se la porti avanti per una vita intera.

Svolta, quella della recitazione, che per il momento sta andando bene, no?

Sì, ma non so se lo farò per tutta la vita. Il lavoro di attore ti obbliga a pensare alla giornata, oggi si lavora e domani non si sa. Però sicuramente il calcio è qualcosa che non mi abbandonerà mai. mi piacerebbe fare il corso di allenatore e diventare allenatore UEFA. L’ho già fatto senza patentino, quindi dovrei  prendere patentino e poi eventualmente rifarlo. È qualcosa che non mi abbandonerà mai perché è un’altra strada, che ho sempre percorso e quindi non mi piacerebbe abbandonare. Seguici su Instagram.

Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione