C’è grande attesa per Arnoldo Mondadori – I libri per cambiare il mondo, la docufiction che andrà in onda su Rai 1 mercoledì 21 dicembre, in prima serata, interamente basata sulla vita dell’importantissimo editore. Nel cast spicca anche l’attrice Valeria Cavalli, che i nostri lettori conoscono bene grazie al ruolo della cattivissima Gloria Fournier in Un Posto al Sole.
Un progetto importante per la Cavalli, che sarà in video a marzo 2023 con la settima stagione di Un Passo dal Cielo, dove riprenderà il ruolo della Contessa Volpi. Un impegno che si è aggiunto ai tanti altri di cui ci ha parlato in questa intervista.
Partiamo da Arnoldo Mondadori – I Libri Per Cambiare il Mondo, la docufiction che la vedrà protagonista nel ruolo di Andreina, la moglie dell’uomo.
È una docufiction molto interessante e per niente noiosa, dove Michele Placido interpreta Arnoldo Mondadori, mentre io Andreina, che di cognome faceva Monicelli ed era la zia di Mario, il grandissimo regista e sceneggiatore. Andreina è stata di grande aiuto e sopporto ad Arnoldo, come spesso accadeva alle donne dell’epoca che avevano al loro fianco imprenditori così importanti.
Se ci pensa, Mondadori si è fatto da solo; era il figlio di un ciabattino, ma aveva anche un sogno: portare la lettura nelle case e permettere a tutti di leggere. Fin da piccolo, è stato affascinato dalla scrittura. Ed Andreina gli è stata sempre accanto, mediando anche il suo rapporto difficile con i figli. Ritengo che la docufiction sia fatta davvero bene, perché alterna al racconto interviste a personaggi che l’hanno conosciuto.
Tra l’altro parlare di Mondadori in prima serata su Rai1 fa parte del servizio pubblico che la Tv di Stato si impegna costantemente a fare…
Esatto. È giusto che sia Rai 1 a farlo. Il fatto che sia in prima serata vuol dire che hanno dato un’illustre importanza alla figura di Mondadori. Ovviamente c’è molta attesa, anche per ciò che concerne gli ascolti che farà. Penso che il pubblico reagirà bene. Oltre a Michele Placido, che è molto amato dal pubblico, i telespettatori resteranno incuriositi dalla storia di Mondadori.
Televisivamente parlando, lei riprenderà poi il ruolo della Contessa Volpi nella settima stagione di Un Passo dal cielo…
Si, rivedrete la Contessa Volpi, che avrà uno spazio più ampio. Sarà presente con tutta la sua spocchia e antipatia, anche se ad un certo punto ci sarà un suo cambiamento e si ricrederà su alcune sue convinzioni. Ho cominciato a girare nel Veneto a settembre; mentre a inizio anno andrò a Roma per continuare le riprese. La fiction verrà trasmessa su Rai 1 a marzo; ultimeremo gli episodi quasi a ridosso della messa in onda.
Parlando degli altri suoi impegni, di recente ha girato il mediometraggio Le cose che amiamo di Ale. Di che cosa parla?
Sì, è un lavoro in fase di montaggio che ho girato a settembre. C’è stata, lo scorso 11 novembre a Milano, la presentazione di un trailer in una cena di beneficienza organizzata dalla ONLUS BEAT LEUKEMIA, fondata da Alessandro Cevenini, un ragazzo che quindici anni fa è stato colpito da una forma di leucemia grave e acuta. Aveva solo ventiquattro anni quando è morto, dopo due anni di cura e di tentativi. Ha sofferto molto ma, nonostante il suo male, ha voluto creare un blog, che poi si è trasformato in un sito fino a diventare la onlus della quale abbiamo parlato poco fa.
Ha voluto portare al pubblico normale la conoscenza delle malattie del sangue con un linguaggio semplice e comprensibile, dando spazio alla spiegazione delle cure, come quelle del trapianto del midollo spinale e del midollo osseo, che è molto meno invasivo rispetto alla prima. Ad oggi, la fondazione ha donato oltre 1.300.000 euro in strumentazioni mediche e borse di studio a giovani ricercatori in tutta Europa, per lo studio sulla Leucemia ed eventi per la sensibilizzazione sui tumori dei sangue.
L’opera di Alessandro è stata fondamentale per cambiare l’approccio delle persone alle malattie del sangue, che erano un nuovo mondo sconosciuto, pauroso. Attualmente, il sito della BEAT LEUKEMIA è tradotto in 18 lingue. È internazionale e fornisce tutti i contatti dei centri per curarsi di tutto il mondo.
Le cose che amiamo di Ale ha quindi uno scopo divulgativo?
Sì, in modo tale che la gente conosca sempre di più il sito e si avvicini. Un altro intento, oltre quello di far comprendere quanto sia facile donare il midollo osseo, è raccontare chi era Alessandro Cevenini, il quale non ha mai perso un attimo della sua vita mentre lottava. Teneva su il morale agli altri ammalati e al personale medico che si prendeva cura di lui, perché pure per loro è dura avere a che fare con persone con le problematiche di Alessandro.
Cevenini era sempre solare e riusciva a fare delle battute pure quando stava male. Alessandro ha agito per il bene dell’umanità; si è sottoposto a tutte le cure, anche a quelle più dolorose, perché voleva dare una speranza a sé ma anche agli altri.
E lei, in questo lavoro, interpreta Cristina Motta, la madre di Alessandro.
Cristina ha soccorso Alessandro quando, una sera, si è sentito male. L’ha sempre sostenuto, gli è stata vicina insieme a tutta la sua famiglia. È stata come tutte le madri: fondamentale per seguirlo e sostenerlo. E tuttora questa persona meravigliosa ha sempre il sorriso, anche se dai suoi occhi si vede una lacrima che è pronta a sgorgare. Cristina è vitale, attiva, non ha mai abbassato la guardia e, probabilmente, ha trasmesso queste sue caratteristiche al figlio. Vive per il prossimo, così come Alessandro, che era molto religioso.
E se le dico Il Colibrì, invece, che cosa mi risponde?
Anche lì ho interpretato la madre di Luisa Lattes, la protagonista della storia insieme al personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino. È un bel film, molto commovente e girato con maestria. Favino è stato strepitoso, così come gli altri attori, davvero molto bravi. Pierfrancesco spicca perché ha un dono e un talento indiscutibile, ma la regista Francesca Archibugi è riuscita a mettere al suo fianco attori all’altezza. A me personalmente, piace tanto vedere il lavoro che fanno gli attori. E ne Il Colibrì lo hanno fatto davvero bene.
Questo film che era lungo, complicato e tratto da un libro bello ma non facile, è stato una sfida anche per la Archibugi, che l’ha completamente vinta. La narrazione si svolge su più piani temporali: parte dagli anni ’70, dove appunto io sono la madre della Luisa adolescente; la storia però proseguirà anche quando Luisa e gli altri personaggi diventeranno adulti. Ed io ad un certo punto scomparirò perché non avrò più ragione d’esserci.
A proposito di madri, ne ha interpretato una anche in Fernanda Wittgens…
Proprio così; è una pellicola diretta da Maurizio Zaccaro ed interpretata da Matilde Gioli. Interpreto Margherita, la madre di Fernanda Wittgens, che è stata la prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera nel 1940, oltre che la prima donna in Italia a ricoprire il ruolo direttorio di un importante museo o galleria. È inoltre annoverata tra I Giusti delle Nazioni per il suo aiuto agli ebrei perseguitati, perché durante la guerra ha aiutato ad espatriare familiari ed amici. Per questo, il 14 luglio 1944 fu arrestata e condannata a quattro anni di prigione.
Fino a poche ore prima dell’arresto, Fernanda si era adoperata per proteggere l’intero patrimonio artistico di Milano al fine di sottrarlo alla razzia nazista e ai bombardamenti: si è occupata delle opere di Brera, del Poldi Pezzoli, della Quadreria dell’Ospedale Maggiore, per citare solo le principali raccolte. A Wittgens si deve anche la comprensione della possibilità di salvare il Cenacolo di Leonardo e l’intuizione di un restauro possibile che sarà iniziato soltanto decenni dopo.
Come si è trovata sul set con i suoi colleghi?
Benissimo. Matilde Gioli è veramente molto brava. Inoltre Maurizio Zaccaro, il regista, a me piace tantissimo. Sono sempre contenta di lavorare con lui perché so che mi guiderà in un percorso non banale. La mia Margherita si muoverà in un arco temporale vasto, ossia dall’età in cui Fernanda era soltanto una bambina e fino ad arrivare alla sua prigionia. C’è tutto un passaggio di vita in cui sono presente.
Non ho ancora visto il film completo, ma so già che il risultato sarà eccezionale. Sono contenta del fatto che adesso si stiano girando molte storie con protagoniste le donne. Mi dispiace non avere più l’età per poterle interpretare, ma va bene così. D’altronde faccio la madre di tante donne interessanti che possono dare un esempio perché hanno uno scopo sociale. Esattamente come lo sono la moglie di Mondadori e la stessa madre di Alessandro Cevenini. Possono aiutare i giovani ad ispirarsi, a trovare una via.
Infine, c’è il personaggio di Katherine Beaufort del film Moriah’s Lighthouse, giusto?
Sì. È stato girato in Francia da un produttore americano per la catena televisiva Hallmark, che fa anche le cartoline natalizie. Quella rete lì mette in risalto diverse storie d’amore, ambientate anche a Natale. In Italia, da ottobre fino a febbraio, vengono trasmesse su Tv8.
Tornando a Moriah’s Lighthouse, il film racchiude al suo interno due storie d’amore. La prima ha per protagonista due giovani, mentre la seconda parla di un rapporto più adulto. Io sarò Katherine, la zia di Moriah, la più ragazza giovane. Ci sarà un bel lieto fine, con sullo sfondo una Bretagna bellissima, ed un faro – denominato di Moriah – dal quale partirà tutta la narrazione. L’ambientazione è davvero bellissima.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione