I telespettatori di Un Posto al Sole l’hanno conosciuto qualche settimana fa grazie al ruolo del professore di religione Gabriele Nespolino, mentre per il pubblico di Canale 5 è stato il dottore di Viola Come Il Mare. Parliamo dell’attore Davide Dolores, soddisfatto di queste due esperienze lavorative di successo.
In attesa di sapere se i due personaggi che ha interpretato troveranno spazio nelle future vicende delle produzioni, Davide si è raccontato sulle pagine di Tv Soap attraverso questa intervista. Ecco che cosa ci ha svelato…
Un posto al sole: Tv Soap intervista Davide Dolores (Gabriele Nespolino)
Salve Davide, partiamo dal professore di religione Gabriele Nespolino, il personaggio che interpreta in Un Posto al Sole. Che cosa le piace di questo personaggio?
Secondo me è molto interessante; mi ha divertito e spero mi divertirà ancora in futuro interpretarlo perché ha dei tratti che mi somigliano, mentre altri no. È una persona molto educata, colta e appassionata. Mi somiglia soprattutto per quello che riguarda l’educazione e la passione; non voglio dirmi da solo, invece, che sono colto. Ci provo per lo meno ad esserlo!
Gabriele è una persona che ama quello che fa e ama trasmetterlo ai ragazzi. Essendo anche formatore teatrale e insegnante di recitazione, condivido con lui questa cosa. Inoltre, trovo molto interessante i collegamenti e le aperture che fa alla contemporaneità, alla situazione attuale.
Quello che Gabriele ha di diverso da me è forse l’eccessiva timidezza; tutto sommato, io non sono così timido. Tenta un approccio con Viola perché è single. Io non lo sono, se lo fossi magari ci proverei anche io ad avere una relazione, ma questa cosa, nella mia vita reale, non coincide con Nespolino. Dopotutto, da attore sono proprio le differenze col personaggio che lo rendono più difficile ma anche più entusiasmante da portare in scena. È una sfida.
Fin dalle prime scene, si è notato un certo interesse di Viola verso Nespolino. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo rapporto?
Ad oggi, Nespolino non è ancora riapparso in scena. So che Viola sta sviluppando una crisi col marito Eugenio (Paolo Romano), portando avanti una sorta di attrazione con l’autista della scorta. Le prime avance che Nespolino ha fatto a Viola sono state un buco nell’acqua; mi auguro sinceramente, tra qualche tempo, di portarvi delle novità. Così come spero che Gabriele possa trovare più spazio nella splendida famiglia di Un Posto al Sole.
A proposito, come è stato accolto dalla famiglia di Un Posto al Sole?
In maniera davvero splendida. Adoro Napoli, ci sono ritornato spesso. E ogni volta che metto piede lì la amo. Ho tanti amici napoletani e ho un mio pezzo di cuore lì. Sono siciliano da nascita e, in generale, il sud mi suona proprio. Ma sto bene anche al nord, dove sono cresciuto.
La troupe e il cast di Un posto al sole sono composti da persone squisite. I registi sono sempre puntuali con le loro annotazioni e professionali. Il clima è molto cordiale. Si nota che è una produzione che va avanti da molto tempo; le persone si conoscono, si piacciono e si rispettano. È un clima ideale per poter stare interpretare un personaggio con estrema tranquillità. L’approccio è molto bello e positivo.
È stato difficile ambientarsi ai tempi stretti di registrazione della soap?
Non lo è stato per diversi motivi. La produzione è composta da “macchine da guerra”, tutti i componenti si capiscono al volo e rendono tutto più agevole. Tra l’altro, personalmente ho una certa esperienza su set di diversa natura e trovo subito le coordinate per starci. Inoltre, quando prendo parte ad un lavoro come quello di Un Posto al Sole, cerco sempre di arrivarci il più preparato possibile.
Di recente l’abbiamo vista in onda anche nella fiction Viola Come Il Mare. Che ricordi ha legati a questo progetto?
Anche in questo caso, ho uno splendido ricordo. È stata una produzione diversa con attori e luoghi diversi. Così come non era simile il personaggio che ho interpretato, rispetto a Nespolino. Lì ho prestato il mio volto a un medico che cercava di curare la malattia degenerativa, ossia la sinestesia, della protagonista Viola (Francesca Chillemi). Era inserito in un contesto più drammatico; nell’interpretarlo, mi sono divertito e sono stato accolto bene. Spero che l’esperienza continui.
Come si è trovato a lavorare al fianco di Can Yaman e Francesca Chillemi? Li conosceva già in precedenza?
Non conoscevo né Yaman e né Chillemi. Can l’ho incrociato soltanto una paio di volte sul set; è stato molto cordiale, affabile e accogliente. Le mie scene, al contrario, erano solo con Francesca, che a sua volta è stata molto carina. È una persona riservata, ma dopo un po’ ci siamo aperti e abbiamo chiacchierato. È molto professionale. Non li conoscevo di persona, ma sapevo chi erano. Prima non mi era capitato di lavorare con loro.
Dal suo punto di vista a che cosa è dovuto il successo di Viola come il mare?
Penso sia dovuto sicuramente ai protagonisti e alla loro popolarità, ma anche agli attori, e mi voglio mettere dentro anche io, che hanno interpretato gli altri ruoli. Alcuni li conosco e sono davvero molto in gamba. Il successo è merito anche della sceneggiatura e della regia, che ha saputo creare delle storie appassionanti, perché si tratta di gialli, e interessanti. E, secondo me, non è neanche mai capitato che la vicenda di Viola e Demir abbia preso il sopravvento rispetto alle storie di puntata raccontate. Infine, Palermo è splendida ed è stato reso merito alla sua bellezza.
Parliamo un po’ del suo percorso d’attore. Quando si è innamorato della professione e ha capito che voleva renderla il suo lavoro principale?
Sono passati tanti anni da quando ho capito e realizzato che nella mia vita avrei voluto fare l’attore e nient’altro. Al contrario, è passato qualche anno di meno da quando faccio effettivamente l’attore da professionista. Sono circa tredici anni; ho iniziato tardi rispetto ad altri colleghi ma ho fatto tante altre belle cose, come ad esempio cantare in una band, fatto dei viaggi, laurearmi.
Nel frattempo, ci tengo a precisarlo, recitavo comunque. Capire di avere questo fuoco e di dover seguire questo sogno, facendo un passo alla volta, è una cosa che auguro a tutti nella vita. Anche se a volte è difficile, non si hanno alternative. O ci credi fino in fondo o molli. E anche se si crede fermamente, bisogna tenere in mente che i viaggi lunghi si fanno un po’ alla volta. Ci vogliono molta dedizione, passione, disciplina e studio. Oltre che essere folli e creativi.
Quali personaggi, tra quelli finora interpretati, hanno segnato maggiormente il suo percorso d’attore?
Tutti i personaggi mi hanno lasciato qualcosa e io spero di aver regalato loro le giuste emozioni, la voce e il corpo. L’esperienza artistica a cui sono più legato è lo spettacolo, il monologo, che ho scritto e interpreto. Si intitola Omu Cani, che vuol dire in siciliano Uomo Cane.
È una storia alla quale sono molto legato. Interpreto me stesso, visto che sono il narratore di questo racconto appassionato che mi ha tramandato mio padre, e diversi personaggi. È una sorta di omaggio alla mia terra natia e non solo. Di tutti i lavoro che ho fatto, non posso non menzionare Omu Cani.
Ha ancora un sogno nel cassetto da realizzare?
Riuscire a continuare quello che sto facendo: vivere della mia passione, cercando di migliorare per fare cose teatrali e davanti alla telecamera sempre più interessanti. Vorrei inoltre continuare ad insegnare alle persone che vogliono imparare a recitare o a chi vuole comunicare meglio, dato che lavoro tanto anche con le aziende e la cosa mi piace molto.
Non voglio né fermarmi, né accontentarmi di quello che ho. Nel momento in cui riesco a garantire a me, la mia compagna (nonché futura moglie) Donata e mia figlia una vita normale, il mio sogno è realizzato. Fino a qualche anno fa sognavo anche di diventare padre e ciò si è concretizzato quando a gennaio è nata la mia Sofia.
C’è un regista o un attore con cui vorrebbe lavorare?
Ce ne sono un’infinità, sia in Italia e sia all’estero. Non riuscirei mai a fare un elenco. Dovrebbero essere persone con la voglia di giocare, “to play” si dice in inglese, e di avere un contatto umano. Quello che facciamo noi attori è raccontare l’essere umano in tutte le sue sfaccettature, con vicende strampalate, comiche, drammatiche, grottesche e di ogni genere. Se una persona che fa questo mestiere non ha questo istinto e approccio, so che non voglio lavorare con lei. Regista o attore che sia.
Chi vuole raccontare insieme a me e agli altri una storia che va oltre noi, che si mette al servizio invece di risaltare in primo piano il suo ego, è benaccetto.
Ci sono dei progetti futuri di cui può parlarci?
Sto proseguendo i corsi di insegnamento che sto seguendo a Firenze; inoltre, sto girando un film indipendente in provincia di Vicenza, ispirato ad una storia vera, dove interpreto un magistrato. Ci sarà poi l’uscita di un cortometraggio che ho girato a settembre nella laguna veneziana. Spero di continuare a portare in giro lo spettacolo Coppie, con cui ho debuttato ad ottobre. Ho già seminato abbastanza cose nel 2022, che mi auspico sboccino nel 2023.
Chi è Davide Dolores nella vita di tutti i giorni?
Non è semplice rispondere a questa domanda. Con il mestiere che faccio, e tanti miei colleghi saranno d’accordo, la vita e il lavoro sono intrecciati. Non c’è un momento in cui le esperienze che facciamo non influiscono direttamente sul nostro sentire artistico e creativo. Fino all’anno scorso, ero una persona normale, con lo sguardo creativo e artistico sempre attento. Per il resto, il ménage quotidiano per portare avanti la casa, la macchina e fare la spesa.
Da quando è nata Sofia, la mia vita è cambiata; è migliorata – pur essendo diventata più complessa – perché molto più entusiasmante. Da quest’anno quando non lavoro sono un papà, concretamente. Le emozioni che mi regala mia figlia sono benzina per il fuoco della mia passione.
Quali sono i suoi hobby, le sue passioni?
Quando uno ha la fortuna di trasformare la sua grande passione nel suo lavoro, diciamo che una bella fetta è già soddisfatta. Ovviamente, se si parla di hobby, mi piace vedere dei film e andare a teatro quando ne ho la possibilità. Mi piace leggere, camminare, anche da solo e in silenzio, mangiare bene (non necessariamente tanto) e bere. Da quando vivo in Toscana, il vino buono mi ha aperto nuove prospettive. Infine, una cosa che adoro è viaggiare. Fortunatamente col mio mestiere, l’Italia l’ho vista in lungo e in largo.
Di recente, avendo anche delle agenzie in Germania, ho avuto modo di andare lì per girare a Monaco di Baviera; ma non solo: sono stato a Londra a fare Devils con una piccola parte; sono appena tornato da Valencia. Quando viaggio per via del lavoro, per me, è come imparare vivendo. Non sui libri, ma vivendo.
Infine, se possibile amo curare il mio giardino che mi dà quiete e soddisfazione. Ho delle persone care che stanno in mezzo alla natura sulle colline toscane e, se capita, lavoro nell’orto. Adoro raccogliere le olive, una cosa faticosa che però mi dà molta soddisfazione.
In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione