In occasione del suo ultimo film, La Vacanza, di cui è protagonista insieme a Catherine Spaak e Antonio Folletto, abbiamo incontrato Luca Biagini, che nella soap CentoVetrine ha prestato per diversi anni il volto al controverso Edoardo Della Rocca. Un’intervista all’insegna del ricordo dove abbiamo parlato anche di Beautiful, soap dove Biagini è la voce italiana di Eric Forrester.
Salve Luca, quando si parla di CentoVetrine non si può non pensare alla sua chiusura improvvisa..
Già, quella di CentoVetrine è una storia finita male, fondamentalmente perché tutte le trame, all’ultima puntata, sono rimaste aperte. Il pubblico, all’epoca, si è arrabbiato tanto perché voleva vedere come finissero certi filoni narrativi; invece la soap è stata interrotta in maniera brutale. Il pubblico che la seguiva ha fatto molte rimostranze in tal senso. È stata una storia brutta e non si è capito bene per quale motivo la trasmissione sia stata chiusa. Nonostante gli ascolti un po’ calati, aveva comunque ancora un gran bel seguito.
Nella soap ha interpretato per tanti anni Edoardo Della Rocca. Che ricordi ha di quel periodo?
Tuttora ho gente che mi ferma e mi riconosce grazie a Edoardo Della Rocca. Se ancora si ricordano del personaggio, a distanza di quasi dieci anni, vuol dire che ha lasciato un segno nel pubblico. Era un uomo molto forte, ben caratterizzato; aveva un carisma, un potere, pur essendo un cattivo. Era davvero tremendo, ma forse per quello i fan lo hanno odiato e amato moltissimo. I personaggi forti suscitano sempre dei sentimenti forti. Se ci pensa, i cattivi muovono tutte le storie. Da loro nascono le dinamiche narrative principali. Se non ci fosse il cattivo, praticamente, non succederebbe niente: tutto è frutto delle sue manovre, insomma.
Tra l’altro Edoardo, al suo ingresso, raccoglieva l’eredità di Ettore Ferri, un altro grande cattivo. Serviva qualcuno che andasse a sostituirlo. E il De La Rocca è stato un personaggio ben riuscito…
Sì, mi sono molto divertito a interpretarlo. In quei tre anni sul set, è come se avessi fatto quindici o venti film da protagonista, sia per la quantità di scene che ho girato, sia per le cose che sono successe. Per me è stata un’esperienza molto importante; professionalmente mi ha fatto crescere come attore, oltre che regalarmi l’affetto e la stima del pubblico. Sono molto grato a CentoVetrine”.
C’è differenza tra una soap e un film, giusto?
È una differenza enorme. Nella soap hai un personaggio sempre un po’ sopra le righe, devi pensarlo in maniera sempre credibile anche se a volte le storie sono al limite della realtà e vanno oltre. Come saprà, ci sono state delle storie quasi fantascientifiche.
Mi viene in mente quella legata a Lorenzo Marasco, il sosia di Marco, il figlio di Edoardo…
Esatto, la clonazione di Marco, praticamente. Non era credibile, a pensarci bene, a partire dal fatto che un’altra persona potesse avere un rapporto con la compagna di quello che stava andando a sostituire, persino nel letto coniugale. In quel caso la compagna era Asia, interpretata da Mirka Viola. La gente magari notava l’impossibilità di alcune storie, ma poi si appassionava lo stesso perché CentoVetrine era scritta bene. Gli sceneggiatori hanno saputo scrivere storie affascinanti, che tenevano il pubblico col fiato sospeso. Questo è fondamentale: nella soap ci dev’essere il continuo colpo di scena, una serie di accadimenti che ti tengono sulle spine, anche se immagini il finale. Il merito di CentoVetrine è dovuto alla bella squadra di sceneggiatori, che hanno saputo fare uscire un coniglio sempre diverso dal cilindro. Nel cinema, al contrario, devi avere un atteggiamento espressivo, più interiorizzato. I personaggi sono più realistici e lì devi fare un lavoro di introspezione maggiore. C’è una profondità diversa, diciamo.
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Quando è cominciata la sua passione per il mondo dell’arte?
Ho cominciato inizialmente con il teatro. Parallelamente a questo mi sono mosso anche nel cinema, nella televisione, nel doppiaggio. Ho sempre cercato di diversificare. Calcoli che la mia passione per il mondo dell’arte è cominciata nell’adolescenza. Dopo l’Università di lettere, ho preso contatti con una giovane compagnia di teatro. Ho cominciato da zero, mi sono fatto la pelle, le ossa. Ho imparato il mestiere sul campo. Da Firenze mi sono trasferito a Roma e da lì ho iniziato a fare le prime cose con i registi importanti. È così che è iniziata la storia mia. La definisco una bella avventura.
A proposito di doppiaggio, da dodici anni lei è la voce italiana di Eric Forrester. La gente la riconosce anche per questo?
Chi è appassionato della soap e la segue da più di 30 anni mi riconosce. Ho persone che mi vogliono bene anche per questo. Quelli di Beautiful sono personaggi che hanno lasciato il segno. Eric è uno dei pochi, insieme a Brooke, a esserci sempre stato. Ha un suo seguito di appassionati, di persone che lo amano. Eric si fa voler bene. È buono, positivo. L’unico problema è che è un gran donnaiolo, ma questo fa parte anche del suo fascino!
In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione
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