Nonostante tutti i rischi del caso, data l’ambientazione negli anni ’60 de Il Paradiso delle Signore, il suo personaggio ha deciso di vivere a 360 gradi il suo grande amore per Roberto Landi (Filippo Scarafia). Parliamo del cameriere del circolo Mario Oradei, interpretato da Piero Cardano.
Negli episodi recenti, Mario e Roberto hanno deciso di andare a vivere insieme. Un vero e proprio rischio per una coppia omosessuale, che all’epoca veniva perseguita penalmente. Risvolto del quale abbiamo parlato con Piero, ecco che cosa ci ha raccontato.
Il Paradiso delle Signore, intervista a Piero Cardano (Mario Oradei)
Piero, benvenuto su Tv Soap. Partiamo da Mario, il personaggio che interpreti. Cosa ti piace di lui? Quali sono i suoi pregi dal tuo punto di vista?
Cosa mi piace di Mario? Mi fai una domanda abbastanza difficile. Ciò che mi piace di Mario è la tenacia, la voglia di costruire qualcosa nonostante le grandi difficoltà. Mi riferisco al rapporto con Roberto, ovviamente. Parliamo di anni in cui questa cosa proprio non si poteva fare, teoricamente. Come se amare qualcuno fosse un reato. Nonostante tutto, Mario è andato avanti in qualcosa di estremamente difficile. E ha dovuto affrontare le problematiche, non solo della società, ma anche di se stesso in relazione a un’altra persona.
Ancora oggi le relazioni sono difficili. Immagina quanto poteva essere complicata, negli anni ’60, quella tra Mario Oradei e Roberto Landi. Come si sta vedendo, loro due stanno portando avanti la loro relazione, con coraggio. Quindi probabilmente, ripensando alla domanda, il coraggio è la caratteristica che mi piace di più di Mario.
C’è da dire che Mario, almeno inizialmente, era preoccupato da questa convivenza con Roberto. Aveva il terrore di essere scoperto.
Penso che in quel periodo fosse una paura concreta quella di essere scoperti, visto che l’omosessualità era anche perseguita penalmente. Questo è il coraggio di cui parlo. Tra i due, Mario è quello che ha più dubbi e un po’ più di paura, ma ci sta provando. Non ha lo stesso coraggio di Roberto, devo ammetterlo, ma si sta facendo aiutare in questo percorso dall’uomo che ama ed è al suo fianco.
Sei entrato nel cast del Paradiso delle Signore prima del ritorno di Roberto Landi. Quando hai iniziato ad interpretare Mario, immagino che tu non sapessi quale sarebbe stata la svolta del tuo personaggio.
Si, si è deciso di ampliare il mio personaggio nello stesso momento in cui si è deciso di portare avanti una linea narrativa d’amore anche per Roberto. Le due cose coincidevano e sono stato felice, perché comunque mi sono anche trovato a lavorare insieme a Filippo Scarafia, un attore che è molto preparato, molto serio. Lavorare con professionisti come lui è importante, ti dà un senso di sicurezza maggiore.
Vi siete mai confrontati tu e Filippo su come portare in scena Mario e Roberto?
Sì, certo, tantissimo. Ci siamo sentiti prima di arrivare sul set e ci confrontiamo quotidianamente anche per rendere le battute più incisive. Ci siamo concentrati sulla costruzione di una storia d’amore che stava iniziando; abbiamo lavorato anche sui dettagli.
Pensi che sia importante una storyline omosessuale in un prodotto quotidiano come il Paradiso delle Signore? Che messaggio mandano dal tuo punto di vista Roberto e Mario?
Quella tra Mario e Roberto è una storia d’amore, punto. Non ci siamo preoccupati del fatto che fossimo due uomini. Abbiamo pensato di portare in scena due persone innamorate, senza per forza un riferimento di sesso biologico. Ciò che rende interessante questa storia è la costruzione drammaturgica, cioè il conflitto, che magari altre storie non hanno come noi, perché nel caso di Roberto e Mario diventa ancora più importante. Penso sia questo che sta piacendo della coppia.
Ti parafraso un po’. Quello che mi stai dicendo, praticamente, è che avete dato spazio ai sentimenti che i due sentivano piuttosto che al loro sesso, alla loro coppia uomo-uomo.
L’innamorato non sente l’impossibilità. Ha paura di determinate cose, ma non sente l’impossibilità. Vive l’amore. La paura di quello che succede nel momento storico è un’altra cosa, quello è il condimento della storia che io e Filippo abbiamo interpretato. Come attori ci siamo affidati maggiormente all’importanza di amare un’altra persona, che sia di qualsiasi sesso.
Parlandone come attore e persona di questo mondo, non sento di dover sottolineare il fatto che non ci sia una differenza. Purtroppo ci sono ancora delle parti culturali che questa cosa ancora non l’accettano, ma chi lo sa, le cose cambiano.
Sei felice di tutto lo spazio che Mario sta avendo a Il Paradiso delle Signore?
Sì. Sono felice perché è un posto in cui lavoro da tanti anni, ho conosciuto persone che sono amici, è un ambiente molto bello in cui mi piacerebbe stare ancora. Però chi lo sa, vediamo cosa succederà…
Perché la fiction piace così tanto alle persone?
Credo che il Paradiso delle Signore sia visto con lo stesso affetto e attenzione che Gianandrea Pecorelli ha messo su questo progetto. La gente ha ritrovato gli usi e i costumi degli anni ’60. Penso che piaccia molto perché molte famiglie si rivedono in quegli anni, che siano semplicemente la scenografia, i mobili di una casa, il modo di vestire, il modo anche di parlare, che era molto diverso rispetto a quello di oggi, che è cambiato.
Se ci pensi è cambiato anche il modo in cui ci approcciamo ad una persona, che sia un amico o un amato. La forza del Paradiso è il tempo storico nel quale la fiction è ambientata e dove i telespettatori si rivedono.
Hai fatto direttamente il provino per Mario oppure per qualche altro personaggio?
No, io non ho fatto il provino per Mario, ma per un altro personaggio. Sinceramente non ricordo quale fosse, ma adesso non è più in scena. La produzione ha poi pensato di chiamarmi per Mario. E confesso che speravamo tutti dall’inizio, dal momento in cui sono stato preso, che Mario potesse avere una sua linea narrativa. Cosa che è poi avvenuta.
Che feedback ricevi dal pubblico riguardo al tuo personaggio?
Guarda, io non sono ancora così tanto conosciuto. Non mi riconoscono in tanti per strada, però devo dire che quando mi succede è principalmente per Il Paradiso delle Signore. Nella scorsa stagione, Mario veniva raccontato molto attraverso le parole di Roberto e Vittorio, più che attraverso le immagini. Ed è incredibile come, in qualche modo, sia rimasto nella memoria. È stato un grande piacere per me.
Tornando ai feedback, da quello che sento mi sembra che Mario piaccia, anche se non a tutti. E sarebbe carino sentire anche i pareri di chi non lo apprezza. La critica è assolutamente necessaria nel mio lavoro.
Mi veniva da chiederti quando hai scoperto la passione per la recitazione. Qual è il momento in cui hai deciso di fare l’attore?
A 15 anni, ho accompagnato un mio amico a fare un provino. E sì, esiste veramente questa storia. E mi hanno preso per fare quella soap, che veniva girata a Torino. Parlo di Cuori Rubati. Un’esperienza che è durata soltanto un paio di anni.
Inizialmente era una cosa nuova, neanche volevo fare l’attore. Da ragazzino erano altri i miei pensieri, le mie priorità. Finito il liceo, ho iniziato anche a fare scuola di recitazione; ho capito che la cosa mi piaceva e mi veniva anche piuttosto bene. Ed ho dedicato la mia vita a questo.
E c’è un personaggio tra quelli che hai interpretato, per adesso, a cui ti senti maggiormente legato?
Beh, mi sento molto legato a un film indipendente che è andato su Raiplay e su Sky. Si intitola Oltre la bufera, con la regia di Marco Cassini, che tra l’altro è stato mio compagno di recitazione al Centro Sperimentale e adesso è diventato un bravissimo regista.
Il personaggio era quello di Augusto Maran, nonché segretario di un partito fascista. Era fascista, era cattivo, rancoroso, nonché poi insieme a Italo Balbo, storicamente, il mandante dell’uccisione di Don Minzoni. Parliamo di una storia vera. Quindi sono particolarmente legato a questo personaggio, per quanto sia lontano da me.
Che è un po’ il segreto di voi attori quello di interpretare personaggi lontani dal vostro modo di essere…
Sì, è ciò che ci soddisfa di più; ci fa scoprire di più le nostre vere profondità, sia tutte le parti positive che i nostri mostri. Io faccio questo lavoro per non vivere nell’ignoranza e per non far vivere nell’ignoranza; che sia sempre una riflessione, sia storica che personale.
C’è una tipologia di personaggio che ti piacerebbe un giorno interpretare oppure una tipologia di film?
Difficile, non lo so; in questo momento non saprei. Ho lavorato parecchio su film in costume; mi piacerebbe fare qualcosa di più contemporaneo, qualcosa che vada un po’ a far riflettere su ciò che succede oggi. Un film attuale, di come siamo adesso umanamente. Un lavoro che rispecchi un po’ sia i disagi che le bellezze del giorno d’oggi.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione Seguici su Instagram.