È tra i volti più giovani della nuova generazione di Un Posto al Sole. Suo è infatti il ruolo di Speranza, la nipote di Mariella (Antonella Prisco). Parliamo dell’attrice Mariasole di Maio, che poco tempo fa è stata tra i giurati dell’Outdoor Film Festival San Valentino a Torio (SA), dedicato al cinema e alle serie tv.
È proprio lì che abbiamo avuto modo di incontrarla e tornare ad intervistarla. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Un Posto Al Sole, intervista a Mariasole Di Maio (Speranza)
Mariasole, sei nel cast di Un Posto al Sole ormai da diverso tempo. Che bilancio hai fatto fino ad ora di questa nuova esperienza?
Un Posto al Sole è una bella palestra per attori. Si dice tante volte questa frase, ma è giusto ripeterla. È formativa, i ritmi sono serrati, si cresce tanto. Soprattutto alla mia età, che sono un ibrido tra la formazione accademica e quella lavorativa, non posso fare altro che un bel bilancio. Sento di essere cresciuta professionalmente.
C’è qualche personaggio di Un Posto al Sole con cui vorresti che Speranza interagisse di più? E per quale motivo?
Forse mi piacerebbe interagire di più con Vladimir Randazzo, che interpreta Nunzio. Però io ne faccio più un discorso di amicizia tra noi attori. Per questo mi piacerebbe lavorare di più anche con Mauro Racanati, che è Riccardo Crovi, e di cui ho una grande stima professionale e d’amicizia.
Cosa ci puoi raccontare del futuro di Speranza?
Come ben sai, non possiamo dare spoiler. La situazione di Speranza è quella che è, ossia drammatica. Chissà se si risolverà. Tutto dipende, ovviamente, da Micaela.
Seguivi Un Posto al Sole prima di entrare a farne parte?
Personalmente no. Ho cominciato a seguirla e scoprire quando ho fatto il primo provino, anche per capire le varie dinamiche di recitazione e in quale contesto sarebbe andato ad infilarsi il mio personaggio. E non ho la televisione a casa; guardo i programmi in streaming, essendo anche una studentessa fuori sede.
Hai un sogno futuro che ti piacerebbe realizzare? Vuoi fare l’attrice per tutta la vita?
A me piace da morire fare l’attrice, voglio fare l’attrice ed è quello che mi tiene viva. Anche se sento, inevitabilmente, la necessità di dare voce in un progetto non soltanto con il personaggio. Ad esempio, mi piacerebbe seguire una regia; ho aperto con dei colleghi una casa di produzione da poco tempo e quindi voglio avere il controllo su tutto un progetto e non soltanto sul personaggio. Mi auguro che questa cosa possa prendere il volo.
Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso mestiere? E secondo voi, in Italia, è più difficile diventare attrice?
Dipende da che tipo di attrice o attore vuoi essere, secondo me. Oggi in Italia, un giorno non sei un attore e il giorno dopo, magari, hai vinto il provino per una serie o un film e cominci a lavorare come tale. Tuttavia, do come consiglio che quella può essere soltanto una fiamma, una stella cometa. Essere attore e fare l’attore significa tutt’altro, ossia studiare, formarsi, scegliere di dedicare veramente tutta la propria vita, con consapevolezza, a questo mestiere. E’ quasi un fatto identitario scegliere di fare l’attore. Quindi, quello che io consiglio è di restare sempre in ascolto di se stessi, del mondo, e studiare tanto senza fermarsi di fronte ai tanti no. Non bisogna lasciarsi andare dietro ai provini persi, domandandosi perché quell’altro li ha vinti, perché si sfocia in polemiche inutili che non portano da nessuna parte.
Bisogna avere un obiettivo, seguirlo. Anche se, sicuramente, non sarà a breve termine. Come diciamo a Napoli, bisogna “abbracciarsi alla croce”. Perché non è facile e lo si deve sapere. In primis, non è semplice sostenere la vita di un attore.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione Seguici su Instagram.