Nelle puntate di Un Posto al Sole in onda nelle ultime settimane, i telespettatori della soap opera partenopea di Rai 3 hanno potuto assistere al ritorno di Paolo Maria Scalondro, che ha ripreso i panni di Manlio Picardi.
In cerca di vendetta per la morte della figlia Susanna (Agnese Lorenzini), uccisa dal killer della camorra Lello Valsano (Gianluca Pugliese), l’uomo ha proposto a Niko (Luca Turca) un piano per “liberarsi” del loro nemico comune. Una storyline di cui abbiamo parlato con Scalondro in questa nuova intervista che ha concesso al nostro sito.
Un posto al sole: Tv Soap intervista Paolo Maria Scalondro (Manlio Picardi)
Paolo, bentornato su Tv Soap. Manlio viene sempre coinvolto in storie drammatiche all’interno della soap. Non a caso, ultimamente si è dovuto confrontare con la morte della figlia Susanna ed è in cerca di vendetta.
Proprio così. Se ci pensi, questo fa parte della mentalità di Manlio. È coerente con se stesso, non cambia.
Com’è portare in scena questo dolore? Susanna è stata una vittima della camorra…
Noi attori siamo chiamati ad immedesimarci nel personaggio. Credo moltissimo in questo, non ci possiamo avvicinare meccanicamente alle cose, ma dobbiamo entrarci con tutte e due le scarpe per sentirci vicini emozionalmente a ciò che raccontiamo. Avendo una figlia nella vita, penso che quello che è successo a Manlio sia una delle cose peggiori che possano capitare a un padre.
Teniamo poi conto della maniera in cui Susanna è stata uccisa. A parte un primo istante di sconforto totale, la vendetta è stato il primo pensiero che è sorto a Manlio all’interno del carcere. Essendo lì, i suoi momenti sono molto limitati e, per questo, ha cercato di trovare un complice al di fuori, che ha individuato in Niko.
Manlio vuole vendicarsi in tutti i modi; il suo obiettivo primario è proprio quello. Credo che, se le cose fossero andate diversamente nella sua vita, forse avrebbe agito in un altro modo. Sono convinto del fatto che tutti i cattivi abbiano una loro giustificazione. C’è una ragione per cui Manlio si comporta così nella sua vita, c’è una giustificazione perché le sue scelte vanno solo in una direzione. Chi interpreta un personaggio così, le giustificazioni deve trovarle affinché non sia un cattivo fine a se stesso. Il “cattivo per cattivo” non esiste nel mondo reale. È questo quello che penso…
Tra l’altro, questa reazione fa capire il bene che Manlio provava per Susanna, anche se il loro rapporto non è sempre stato buono.
Sì, lui dice proprio espressamente a Niko questa cosa: “Non ho nulla da perdere, ho perso la cosa più importante che avevo nella mia vita e l’unica ragione di vita, mia figlia“. “La responsabilità, una volta che siamo riusciti a vendicarci” – dice sempre a Niko – “se le cose vanno male me la prenderò tutta quanto io, perché non ho più nulla da perdere“.
D’altronde, Manlio ha già perso tutto: la moglie, l’affetto della figlia che non ha più sentito e né visto. Pensa a che angoscia può provare per questo. È all’interno di un carcere da solo, senza più una vita, un rapporto, un affetto. La morte di Susanna dev’essere stata davvero dura per Manlio da affrontare…
Una figlia che non ha salutato, dato che non è potuto andare nemmeno al suo funerale…
Questa è un po’ una contraddizione, ci siamo anche chiariti con gli sceneggiatori. Manlio non è stato condannato all’ergastolo o alla pena di morte. Gli sono stati dati cinque anni. Mi è sembrato dunque strano che, all’interno del carcere, non gli sia stato dato il permesso per partecipare al funerale, visto che i permessi esistono legalmente, anche se un detenuto viene ovviamente controllato e ha una scorta appresso.
Tuttavia, bisogna riconoscere che dietro una soap ci sono anche delle ragioni produttive. Aspetti che hanno sicuramente fatto sì che si scegliesse quella strada. In ogni caso, questo fatto mi ha dato modo di sentirmi ancora più rancoroso nei confronti del carcere, della società, dei rapporti umani e sociali. Mi è ritornato utile.
Una scelta, quella di non fare andare Manlio al funerale, che probabilmente è stata funzionale alla trama successiva che lo sta coinvolgendo in questo momento, no?
Penso di sì. È talmente perfetto il meccanismo di Un Posto al Sole, debbo dirlo con onore al merito loro, che la mancanza di Manlio è stata utile per l’intrigo e la storia successiva venutasi a creare.
Secondo te perché Manlio ha scelto Niko come suo ipotetico complice? Provano lo stesso dolore, seppur declinato in maniera differente?
Telefonicamente prima e di persona dopo, Manlio ha provocato Niko per capire fino a che punto lui fosse sulla sua stessa strada. E ha avuto la prova di tutto ciò. Si è reso conto che anche Niko covava il desiderio di vendetta, se non pari a lui abbastanza simile. Ha avuto gioco facile, in tal senso. Ovviamente, il senso di responsabilità e l’equilibrio di Niko è diverso da quello di Manlio.
Quest’ultimo è disposto a rischiare tutto perché, come dicevo prima, non ha più niente, mentre Niko ha un figlio, una famiglia, degli affetti e delle cose importanti nella sua vita. È questo che fa la differenza tra i due. Niko in un primo momento è stato tentato, anche se poi ha capito che non era il caso, ragione per la quale ha preso le distanze da Manlio.
Conoscendo il personaggio di Niko era abbastanza scontato che, dopo un iniziale trasporto verso la proposta di Manlio, sarebbe poi ritornato sui suoi passi. Altrimenti l’avrebbero trasformato, quando è sempre stato un buono.
Esatto, Niko è forse il più equilibrato tra i personaggi di Un Posto al Sole. L’ho sempre visto così.
Immagino che a te abbia fatto piacere tornare a Un Posto al Sole.
Sono molto contento di essere potuto ritornare. Quello di Un Posto al Sole è un meccanismo perfetto, sia per via dei colleghi con cui mi ritrovo a lavorare e sia dal punto di vista produttivo. C’è un ambiente magnifico: rispettano giorni e orari. Ormai, lavorando in fiction e in altri ambiti dello spettacolo, so bene che spesso le date e gli orari non vengono rispettati per problemi di varia natura. Quando arrivo invece sul set di Upas, oltre ad essere servito e riverito con grandissima attenzione e cortesia, questo non lo avverto. E mi sento, lavorativamente parlando, al centro di una situazione ottimale.
Inoltre mi sono affezionato a Manlio, a quello che ho interpretato grazie a lui. Per questo è un piacere ritornare ogni volta che mi viene data l’occasione. Adesso vedremo come la storia andrà a finire…
Lasciando per un attimo la soap, ti stai dedicando ad altri progetti in questo periodo?
Sì. Faccio una premessa, che è anche una lamentela. In Italia, pur avendo fatto tantissime cose, sento che devo sempre ricominciare un po’ tutto da capo. A meno che tu non sia appoggiato o segnalato da qualcosa o da qualcuno, è questo che bisogna fare. Ho partecipato a progetti molto interessanti ma che erano, magari, opere prime, piccole realtà produttive che poi hanno portato a risultati non grandissimi.
Mi consolo col doppiaggio, che ho fatto per tutta la vita, per avere una continuità lavorativa nella mia carriera. C’è ad esempio un progetto di cui non voglio parlare per scaramanzia. Si tratta di un progetto internazionale. Fortunatamente, le produzioni internazionali sono ritornate in Italia, non più con un principio colonizzatore.
Una volta arrivavano le grandi produzioni americane che obbligavano a parlare l’americano quasi perfetto. Invece, quando mi rapporto con uno straniero, in un film, posso parlare in inglese; quando mi rapporto con un italiano, al contrario, è assurdo parlare la lingua straniera. Si possono mettere i sottotitoli, come fortunatamente adesso sta avvenendo. È un criterio, secondo me, più realistico e vicino alla realtà, tutto questo.
Esatto, ci sono molte serie tv che seguono questa linea…
Mi viene in mente The White Lotus, produzione americana internazionale che ha molti attori italiani e che segue questo principio. I miei colleghi che vi hanno preso parte sono rimasti contenti. È un esempio che faccio per dirti di avere una produzione internazionale in ballo di questo genere, della quale sarei estremamente orgoglioso e felice. Vediamo come va a finire, incrociamo le dita.
Non si tratta ovviamente di The White Lotus, che ha fatto vedere nella seconda stagione posti magnifici e musiche italiane, con attori nostrani. Ma vorrei davvero che questo progetto andasse in porto. Ho già fatto un primo self tape e sono in dirittura d’arrivo per un secondo incontro. Anche perché a me piace moltissimo lavorare, non mi sono ancora stufato. È un lavoro che mi piace tantissimo a tutt’oggi.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione