Il Paradiso delle Signore: intervista a Sebastiano Gavasso (Orlando Brivio)
A Il Paradiso delle Signore è Orlando Brivio, il “bizzarro” e simpatico regista che appare di tanto in tanto per scombussolare la vita dei lavoratori del grande magazzino gestito da Vittorio Conti (Alessandro Tersigni). Ad interpretare il personaggio, di origine veneta, è l’attore romano Sebastiano Gavasso, che noi di Tv Soap abbiamo intervistato per fargli qualche domanda sulla sua esperienza nella fiction daily di Rai 1. Ecco quindi che cosa ci ha raccontato, tra soap e progetti futuri tutti da realizzare.
Ciao Sebastiano, benvenuto su Tv Soap. Al Paradiso interpreti da tre stagioni Orlando Brivio. Un personaggio che porta sicuramente freschezza nelle vicende. Cosa ti piace di lui?
Di Brivio mi piace lo spirito attivo, la sua modalità nel risolvere i problemi, anche se alcuni li crea. Sicuramente si mette sempre nelle condizioni di andare a vedere la via più positiva per poterli affrontare e poi – come dicevo – tendenzialmente mettendo quel mix di energia e sorriso che poi sono gli elementi fondamentali del suo approccio alla vita.
Brivio è stato introdotto come regista di fotoromanzi, ma attualmente sta cercando di sbarcare al cinema, visto il film che poco tempo fa ha proposto di girare a Vittorio.
Esattamente. Orlando è arrivato nella serie come regista di fotoromanzi. Successivamente, ha virato verso il cinema. Ora, come avete visto, si è posto come obiettivo quello di organizzare un musicarello. Insomma, è passato dal fotoromanzo e siamo arrivati alle storie vere e proprie raccontate attraverso la pellicola. Siamo infatti partiti dalla venere Marina Fiore (Ludovica Coscione), che aveva come ambizione quella di diventare una popolare attrice, e siamo arrivati a Tina Amato (Neva Leoni), una star e diva musicale già affermata nel suo campo.
Come ti sei preparato a portare in scena Orlando Brivio, che ha sicuramente dei tratti comici non indifferenti? Quando c’è lui, il pubblico si aspetta sempre qualche risata…
Questo mi fa molto piacere. Il personaggio è nato da un’intuizione. Inizialmente, Orlando non era immaginato come un regista veneto, ma doveva essere milanese, data l’ambientazione della fiction. Non potevo dunque farlo romano, come io effettivamente sono. Avevo quindi provato a vedere come veniva Brivio con un lieve accento milanese, anche se non mi convinceva perché è una parlata che non mi appartiene particolarmente.
Al contrario, ho mio papà che è veneto, motivo per cui ho una passione per quella che è la cultura veneta. Ho così avuto l’intuizione di andare a proporre alla casting una versione veneta della scena di Brivio necessaria per il provino. E questa cosa l’ha molto colpita. Tant’è che ha deciso di mandare proprio quella alla produzione.
Abbiamo ovviamente ragionato sui livelli del veneto da utilizzare, che non è quello strettissimo, come avrai avuto modo di constatare. E la cosa che è piaciuta al pubblico, quando poi effettivamente Brivio è andato in onda, è il fatto che ogni tanto se ne esca con dei riferimenti ai proverbi veneti. Dà delle pillole di saggezza che i fan si aspettano, in base a ciò che mi dicono o scrivono quelli che seguono la soap. Si chiedono che perla o che proverbio tirerà fuori Orlando quando appare in puntata.
Orlando Brivio resta e risulta credibile. Le persone a cui mi sono ispirato per tirarlo fuori, d’altronde, sono reali. Anche perché, in primis, per realizzarlo sono partito da mio padre, che è il mio vocal coach dal punto di vista della pronuncia veneta. È poi un personaggio che va a diventare simpatico e divertente perché tocca varie corde. Molto spesso utilizza il detto “Carne e fuoco“. E quelle sono le due parti che hanno veramente definito questo personaggio.
Spesso ho avuto l’impressione che Brivio dovesse far parte soltanto della quarta stagione della fiction daily. È stato dunque riproposto perché era piaciuto al pubblico?
È assolutamente così. Inizialmente, Orlando doveva essere un personaggio che arrivava per qualche puntata per poi andare via. Ma è talmente piaciuto agli sceneggiatori, ai registi e al pubblico che mi hanno confermato per le serie successive. È un ruolo che si è sviluppato e questo, personalmente, mi ha riempito d’orgoglio sia umanamente che artisticamente e professionalmente. Significa che qualcosa è arrivato ad ogni livello, con tanto di suo ingresso nel cuore del pubblico, seppur con pochissimi episodi all’attivo rispetto ad altri volti.
E quella rimane una delle caratteristiche fondamentali di Brivio: ritorna, resta per un periodo e lancia un appuntamento ideale a quello successivo. È un po’ come il sabato sera. Compare una volta a settimana, ma si aspetta sempre quel momento lì. E questa è una cosa che a me fa immensamente piacere.
Brivio ha ormai preso parte a tante trame, in cui è stato sempre coinvolto Vittorio Conti (Alessandro Tersigni), che ormai è il suo punto di riferimento, no?
Vittorio è davvero il suo punto di riferimento e Alessandro Tersigni, nello specifico, è una persona e un collega con cui mi piace tantissimo lavorare ma anche parlare di tanti aspetti della vita, aldilà di un discorso meramente professionale e artistico. Abbiamo un ottimo rapporto e ci siamo trovati molto bene. Sia Orlando e sia Vittorio sono due personaggi entusiasti della vita, sono propositivi e lavoratori molto seri. Si tratta di aspetti molto comuni a quello che siamo come persone fuori dal set, con Tersigni ci siamo trovati anche su quello.
Quali scene ti sei divertito maggiormente a girare tra le tante che ti hanno coinvolto?
Non voglio fare il politicamente corretto, ma mi sono sempre divertito a girare tutte le scene che mi sono state assegnate. Con i colleghi mi sono trovato davvero benissimo. Detto questo, mi sono divertito tanto nelle scene che ho girato con Giancarlo Commare, che interpretava Rocco Amato. È un caro amico, ci conoscevamo già per delle cose fatte a teatro (precedenti al Paradiso).
Infine, nell’ultima stagione, mi sono divertito con Paolo Giangrasso, che ha fatto il produttore del musicarello. Un personaggio radicato nella realtà milanese che portava scompiglio al Paradiso insieme al veneto Brivio.
C’è stata una scena più impegnativa, invece?
Forse la scena più impegnativa, che mi ha fatto divertire di più insieme a tutto il set, è stata quella in esterna con Rocco e Marina, dove Brivio doveva spronare il magazziniere a baciarla. È stata fatta tutta quanta d’improvvisazione ed è la prima in cui è venuto fuori il famoso “Carne e fuoco” di Orlando. La regista Isabella Leoni mi ha dato alcune indicazioni, ma per il resto mi ha detto di gestirla io come se fossi il regista interno.
Devo dire che Brivio che faceva da motivatore a Rocco, spronandolo a dare un bacio a Marina, mi ricollegava tanto a quello che è un altro aspetto lavorativo della mia vita. Lavoro infatti come life/professional coach, che non è esattamente un motivatore ma cerca comunque di supportare e di trasmettere quello che può essere un approccio mentale positivo e propositivo volto all’azione, che è una cosa che ritrovo in altri ambiti della mia vita dal punto di vista professionale e comportamentale.
E con il pubblico che rapporto hai? Sicuramente Brivio ti ha dato un po’ di notorietà. Come interagisci con chi ti segue e ti scrive?
Devo dire che succedono delle cose davvero straordinarie. A volte mi arrivano dei pacchi regalo da parte dei fan del veneto. Sono colpitissimo perché, per me, è una specie di sogno che si realizza. È come aver rimesso in moto una relazione con quelle che sono le mie radici venete. Al di là del giudizio degli addetti ai lavori, sempre importante dal punto di vista artistico e professionale, sapere che ci sono persone in Veneto che si stupiscono del fatto che io non lo sia realmente mi fa capire di aver lavorato bene.
Tra l’altro, non so se sai, ma sono anche un runner, visto che ho la passione per la corsa. In una gara fatta per andare a presentare il mio spettacolo Corri, dedicato all’arte della corsa, una persona mi ha infatti fermato mentre stavo in piazza, per fare due chiacchiere con Brivio. Ed era veneta, convinta che anche io lo fossi. E quando mi ha sentito parlare con accento romano, che è quello che mi appartiene, è rimasta sorpresa.
D’altronde il mio personaggio preferito di riferimento, se parliamo di teatro, è sempre stato Arlecchino. Da bambino sognavo di essere lui, non di certo Superman o l’uomo ragno. Ero dunque molto contento di essere diventato questa sorta di Arlecchino romano che si va a trasformare in qualcos’altro.
Mancano poche puntate al termine di questa stagione del Paradiso. Rivedremo Brivio?
In questa stagione no, non lo rivedremo. Ha salutato Conti con la promessa/premessa che, se dovesse mai scrivere una nuova sceneggiatura, l’avrebbe contattato. Ha lanciato questo amo. Vediamo che cosa porterà nel futuro. Brivio è sempre un personaggio molto richiesto.
Quindi torneresti volentieri l’anno prossimo se capitasse l’occasione?
Sì, come ho già detto diverse volte, tornerei al Paradiso 365 giorni l’anno. È un posto dove mi trovo benissimo a lavorare. Le puntate piacciono sempre tantissimo, così come a me stare lì per lavorare su Brivio. Tuttavia, non essere presente in tutte le puntate mi mette nelle condizioni di poter stare sui set di altre serie o film o di spettacoli. Per fortuna, il lavoro c’è ed è tanto. Anche se Brivio mette anche me nelle condizioni di lavorare col sorriso.
Dopotutto, di recente sei stato anche guest star in Doc – Nelle tue Mani 2.
E anche lì il mio personaggio era veneto. Ormai la linea del Veneto ha preso il sopravvento. Anche in un film di prossima uscita che mi vede tra i protagonisti, che si intitola Conversazione con altre donne, lo sono. È il remake di un film americano che ho girato con Francesco Scianna e Valentina Lodovini. Uscirà verso aprile. Il Veneto sta diventando il mio marchio di fabbrica e mi fa immenso piacere. Quando la lupa romana incontra il leone alato di Venezia capitano delle belle cose. E mia madre è romana, così come mio padre è veneto. Ce l’ho un po’ nel DNA.
Arriviamo a parlare di te. Quando è nata la tua passione per la recitazione?
La passione per la recitazione ce l’ho da sempre, se vogliamo considerare anche le elementari e il fatto che avessi questo amore, come ti ho già detto, per il personaggio di Arlecchino. Faccio una premessa: ho un fratello leggermente più piccolo di me. Mia madre ha sempre messo me e lui nelle condizioni di poter vivere una sorta di carnevale 365 giorni l’anno, nel senso che talmente ci piaceva mascherarci che avevamo a disposizione, a casa, il baule dei costumi che di solito si tira fuori per decidere da che cosa travestirsi per la festa principale.
Per noi, insomma, era Carnevale tutto l’anno. Figurati quindi quanto “teatro” ho fatto fin da bambino. Questa passione, che è rimasta, è diventata poi un lavoro. Ho fatto delle cose alle superiori, recitando in alcune compagnie del liceo, e all’Università. Anche se, prima di diventare un attore, mi sono laureato in storia e filosofia. Comunque sia, nella stessa sede dell’Università, ossia Roma 3, c’era anche il D.A.M.S.: un giorno venne fuori un provino che stavano facendo… e mi sono presentato! Da lì mi hanno preso per uno spettacolo, un regista mi ha visto e sono nate della altre dinamiche.
Quindi hai deciso di fare definitivamente l’attore dopo la laurea?
Esatto. Dopo essermi laureato, c’è stata una sliding door. Ho accompagnato un amico ad un provino quando mancava una settimana per partire con la mia compagna dell’epoca alla volta dell’Africa, al fine di fare del volontariato. Per questo, ho deciso di salutare i vari amici una sera in vista della partenza. E questo mio amico mi ha detto che non poteva perché, il giorno successivo, sarebbe andato all’Accademia Internazionale di Teatro a Roma per sostenere un provino.
Mi ha quindi chiesto di accompagnarlo per poi trovare un luogo in cui mangiare e stare un po’ insieme. Una volta arrivato lì, mi è stato domandato se fossi interessato a fare la settimana propedeutica prima dell’esame di ammissione. E ne ho approfittato per stare a contatto con lui. E al terzo giorno ho detto alla mia ex compagna che forse era il caso di rimandare il viaggio, dato che mi stavo trovando benissimo e che mi sarebbe piaciuto partecipare all’Accademia, dove sono stato preso. E da lì è iniziato tutto.
Essendomi laureato, avrei dovuto fare la scuola per diventare professore. Ma lo stesso giorno in cui mi è stato messo l’esame orale, dopo che avevo già passato lo scritto, è capitato anche quello d’accesso all’Accademia. Ho scelto la seconda e non sono finito sulla cattedra.
E col senno del poi è stata una scelta vincente, no?
Sì, anche se sono comunque riuscito a portare avanti quella che è la mia passione per la filosofia, per la storia e il comportamento umano, anche attraverso il coaching. Mi chiamano come docente di formazione anche in realtà importanti, in ambito aziendale e non solo. Tutto sommato, sono molto contento. Le vie della vita sono infinite.
Sei soddisfatto delle scelte che hai fatto?
Sì. Giocando un po’ sulle parole, mi sono trovato davanti a un Brivio, più che a un bivio, quando ho dovuto scegliere. La vita ti mette continuamente di fronte a delle scelte, ma poi c’è anche la possibilità di tornare nuovamente su quelle. Stai cercando qualcosa ma magari ottieni qualcos’altro che non ti aspettavi e questo ti rende felice lo stesso.
Ci sono dei progetti futuri di cui puoi parlarmi?
Ho in progetto lo sviluppo del mio spettacolo teatrale totalmente indipendente e autoprodotto, Corri, che è un monologo dove sono affiancato, in scena, da Giovanna Famulari, che è una violoncellista grandiosa, una delle più importanti a livello italiano. Siamo stati da poco a Roma al TeatroBasilica e abbiamo ottenuto tantissimi sold out. Quindi sta andando benissimo. Parla dei problemi che ci sono, delle cadute che sono possibili, anche se sta sempre a noi trovare la forza per rimetterci in piedi e riprendere a correre, metaforicamente parlando, e rimetterci in viaggio verso quelli che sono i nostri sogni.
Dopo il periodo del Covid, dove tutti quelli che lavorano in teatro hanno vissuto delle giornate complesse, finalmente sta ripartendo la nostra tournée. Adesso ci saranno diverse date nazionali, mentre il prossimo anno avremo date in Spagna e in America; ci muoveremo a livello internazionale.
E poi, come già accennavo, uscirà al cinema il film Conversazione con altre donne e la terza stagione della fiction Nero a Metà, dove interpreto un altro personaggio. Infine, farò uno spettacolo con la mia compagna Martina Galletta, con Giulia Fiume e Federico Le Pera alla regia a ottobre dell’anno prossimo.
Ti saluto con un’ultima domanda. Oltre alla recitazione, che poi è diventata un lavoro vero e proprio, hai altre passioni?
Ho una grandissima passione per la corsa, da cui poi è stato legato anche lo spettacolo Corri. La corsa è qualcosa che prende grossa parte del mio tempo libero e gli dà un gran valore. Attraverso la corsa non migliori soltanto il fisico, ma anche il tuo approccio alla vita. Ho poi una grande passione per il mare: amo nuotare, sono un appassionato di apnea e vela. Nei posti di mare sto sempre bene. Appena posso e ho qualche giorno libero, cerco di andare a prendermi un po’ d’aria di mare e fare un bagno.
Infine, ho un grosso amore per la filosofia, per lo studio del comportamento umano, delle emozioni, del miglioramento di sé, dell’approfondimento della consapevolezza di noi stessi. Tutti aspetti fondamentali che si collegano al coaching. Senza scordarsi del cinema e della cucina, che è un’altra cosa che mi interessa tantissimo.
Ho studiato in Australia e ho lavorato, infatti, come aiuto-cuoco per pagarmi gli studi. Ed è una cosa che mi è sempre piaciuta perché potevo far valere la mia esperienza di cucina italiana in un posto dove l’apprezzano particolarmente.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione