Fosca Innocenti: intervista ad Antonella Fattori
Venerdì 11 febbraio, in prima serata su Canale 5, prenderà il via Fosca Innocenti, la fiction con protagonisti Vanessa Incontrada e Francesco Arca. Tra le guest star della prima puntata ci sarà anche l’attrice toscana Antonella Fattori, conosciuta dal pubblico televisivo per le sue tante partecipazioni a fiction di successo: da Elisa di Rivombrosa a Sacrificio d’amore, passando per Le Tre Rose di Eva e tanti altri prodotti.
Un impegno, quello nella nuova serie tv di Mediaset, che anticipa il suo esordio alla regia di un cortometraggio, proprio come ci ha raccontato in questa intervista concessa al nostro sito.
Fosca Innocenti: Tv Soap incontra Antonella Fattori
Salve Antonella, partiamo da Fosca Innocenti. Nella prima puntata sarà Eleonora Barberis, un personaggio guest. Cosa si può dire di lei?
È una signora toscana facoltosa, che interagirà con Fosca, l’ispettrice di polizia interpretata da Vanessa Incontrada. Avrà a che fare con un giallo che si verificherà nella prima puntata, motivo per cui non posso dire più di tanto. Farò insomma una partecipazione, ma è stato senz’altro un grande piacere tornare a lavorare con Fabrizio Costa, il regista. Insieme a lui, ho preso parte ad altri tre progetti: Chiara e Francesco, dove facevo la madre della prima, la miniserie di Rai 1 Senza Confini e Uno di Noi.
Ci siamo quindi rincontrati dopo un po’ di anni ed è stato come tornare in famiglia. Quando si lavora con un regista per tre progetti c’è senz’altro una confidenza, oltre che una stima reciproca.
Con Vanessa Incontrada, invece, aveva già lavorato?
No, è stata la prima volta. Ci siamo trovate bene, è stato carino condividere il set. Nel cast della fiction c’è anche Francesco Arca, con cui ho fatto Sacrificio d’amore per Canale 5. Lo conoscevo già ed è toscano come me. Fosca Innocenti, tra l’altro, si svolge ad Arezzo. È presente anche Marco Messeri, un toscano doc. È stato piacevole perché ho potuto toccare nuovamente le mie radici toscane attraverso questo lavoro, anche per quello che riguarda il dialetto.
Sono stata lì, sul set, per circa dieci giorni. Siamo andati in giro per i ristoranti del luogo, grazie ai quali ho potuto riassaporare le mie origini.
Che tipo di prodotto si deve aspettare il pubblico da casa?
È un giallo che ha delle sfaccettature leggere, soprattutto quando si parla della vita privata della protagonista. Ci sono sicuramente dei toni da commedia. Ogni puntata segue un caso da risolvere, un po’ come succede in altre fiction. Da un lato c’è un’indagine per risolvere il giallo, ma si spazia anche sulla commedia per alleggerire i toni del racconto. Speriamo che la serie cammini bene e conquisti il pubblico Mediaset.
Passiamo un po’ ad alcuni dei ruoli più significativi che ha avuto nelle fiction nostrane. Io partirei dal cult Elisa di Rivombrosa. Che ricordi ha del periodo?
È una fiction che ha avuto un boom di ascolti, tra i più alti della storia. È arrivata davvero a dei numeri altissimi. I tempi sicuramente erano diversi, non c’erano ancora le reti tematiche ma solo le generaliste come Rai 1, Rai 2 e Canale 5, dove appunto la serie è stata trasmessa. Elisa di Rivombrosa è stata un successo incredibile e inaspettato. Non si pensava, quando si stava girando, che sarebbe accaduto un tale “miracolo”.
È diventata davvero una serie icona. Ancora oggi si fanno le repliche, che vanno sempre bene e acquistano di anno in anno un nuovo pubblico, oltre ai fedelissimi che la rivedono sempre e sanno pure le battute a memoria. È una produzione evergreen che non ha tempo, essendo in costume non diventa mai datata. È stata venduta in tantissimi Paesi. È la serie che mi ha dato maggiore popolarità, anche se venivo da altre cose belle fatte in Rai, come La donna del treno di Lizzani o il film L’aria serena dell’ovest di Silvio Soldini.
Tuttavia, la contessa Anna Ristori è rimasta nell’immaginario delle persone, come tutti gli altri protagonisti principali della fiction. Tuttora ci sono tantissimi gruppi su Instagram dedicati soltanto all’amore tra Anna e il dottor Antonio Ceppi, interpretato da Cesare Bocci. La Contessa Ristori me la porterò sempre nel cuore, anche perché i fan me la ricordano in continuazione. Elisa di Rivombrosa non è considerata una vecchia serie, esiste tuttora nonostante siano passati più di 17 anni. È stata davvero una ciliegina sulla torta. Attualmente, è senz’altro difficile ripetere un successo di tale portata. Abbiamo fatto oltre dodici milioni di telespettatori. Adesso non li fa nessuno. Il pubblico si è un po’ diviso nelle varie piattaforme o televisioni tematiche.
E cosa pensi di Anna, il personaggio che interpretavi?
Era un personaggio bello e particolare. È partito in un modo ed è terminato in un altro, ha avuto senz’altro un percorso. Aveva tante sfaccettature. Inizialmente ha ostacolato Elisa, poi è diventata una sua complice. Aveva un amore irrisolto con Ceppi, che si è concretizzato. Non era una cattiva, quella era la marchesa Van Necker (Jane Alexander). La Contessa era invece l’infelice. Aveva tante delusioni che derivavano dal suo passato, ma ha avuto un risvolto positivo. Mi sono divertita a farla. Prima era dura e rigida, in seguito si è ammorbidita con la sua storia d’amore.
Tra l’altro erano bellissimi i costumi, per quanto molto difficili da portare con i corpetti stretti. E il ricordo del set è magnifico, a partire da Cinzia TH Torrini con cui avevo fatto anche altre cose. Dopo Elisa, l’ho ritrovata nella fiction Rai Sorelle. Abbiamo un rapporto di stima reciproca.
A proposito di cattive, mi veniva in mente Bettina de Le Tre Rose di Eva, un altro personaggio che ha interpretato…
Bettina sì, era una cattiva senza se e senza ma, quasi da fumetto. Era una donna particolare che viveva in una soffitta e non aveva sfaccettature. Era solo cattiva. Anche lì, devo dire che mi sono divertita parecchio ad interpretarla. C’è stato un periodo, che adesso sta cambiando, in cui mi davano i ruoli da cattiva. Mi sono stati congeniali e, da attrice, sono pure divertenti perché ti puoi permettere tante cose quando li porti in scena. Bettina era veramente insuperabile da quel punto di vista, non aveva proprio riscatto. Infatti è finita bruciata come le streghe!
Le Tre Rose di Eva è stata una serie di grande successo. Io ho fatto la seconda stagione. Se ripenso a Bettina, mi ha davvero stupito il successo che ha avuto. Era un ruolo fisso, in tutte le puntate, e presente. Ma non mi aspettavo tutto il riscontro che ha avuto. Ancora oggi, c’è gente che me la ricorda quando mi incontra. Se per Anna Ristori tutto mi sembra nella norma perché il ruolo era enorme, per Bettina invece no. Era un personaggio tagliato con l’accetta, per certi versi, ma che è piaciuto. La gente si è divertita a vederla.
Forse il pubblico la ricorda anche perché era la madre di Veronica, l’antagonista principale di Aurora (Anna Safroncik) interpretata da Euridice Axen, no? Se Veronica è diventata così cattiva era anche per via di Bettina.
Beh sì. Bettina la manovrava in qualche modo, orientava tutte le azioni della figlia. C’era una manipolazione evidente.
Altra fiction, che abbiamo già menzionato, è stata Sacrificio d’amore, che purtroppo non è andata benissimo a livello di ascolti.
Decisamente no. Era fatta bene, ma non è stata fortunata. Nonostante fosse in costume e con dei bravissimi attori, non è riuscita a prendere il volo. Lì interpretavo suor Agnese, che era molto particolare. Anche se, ad un certo punto, è cambiata. E sono quelli i personaggi belli, perché iniziano in un modo e progrediscono in un altro. Hanno uno switch nel racconto. Ma, si sa, le ciambelle non vengono sempre col buco ed è il caso di Sacrificio d’amore. È stata tra l’altro mandata in onda per la prima volta l’8 dicembre, fuori garanzia. Anche la collocazione di una fiction fa molto.
Il suo curriculum è molto vasto. È impossibile citare tutti i lavori ai quali ha preso parte, motivo per cui le chiedo: quali sono i ruoli, tra quelli non citati, che le sono rimasti maggiormente nel cuore?
Sicuramente mi viene in mente L’aria serena dell’ovest di Silvio Soldini, che è stato il primo film che mi ha fatto entrare nel cinema dalla porta principale. Ero la protagonista in un’opera prima di un autore che poi è diventato molto importante. C’erano nel cast Fabrizio Bentivoglio e Ivano Marescotti. Sono molto legata a quel lavoro.
Tra i vecchi impegni cito pure La donna del treno di Carlo Lizzani, con un Alessio Boni quasi agli esordi. Ero la protagonista, con un personaggio a tutto tondo e con tanti registri. Con Giancarlo Giannini e Alessandro Gassmann ho fatto la miniserie Nessuno escluso, dove facevo la poliziotta della DIA. Ho preso parte a tante cose belle.
Per concludere, so che è in preparazione un cortometraggio che la vedrà esordire alla regia…
Esatto, ho scritto un cortometraggio. Ho partecipato alle selezioni del Ministero della Cultura e ho vinto il bando. Il personaggio era stato scritto per me, anche se poi ho dovuto scegliere – su consiglio del produttore – di dedicarmi soltanto alla regia. Anche perché, probabilmente, il doppio ruolo avrebbe potuto distrarmi. Fondamentalmente, ho preso tale decisione per passare dall’altra parte, per dare una visione o una lettura mia di un film.
Per questo corto, ho un cast pronto e molto prestigioso, tra cui ci sono Fabrizio Ferracane, che ha vinto il Nastro d’argento per il film Il traditore di Marco Bellocchio, e Simona Malato, che ha preso parte a Le Sorelle Macaluso di Emma Dante. Il corto è già in pre-produzione. Dovrei girarlo intorno all’ultima settimana di aprile e la prima di maggio. È un lavoro che in questo momento mi crea brividi – come la canzone di Mahmood e Blanco – perché è una nuova scommessa, un nuovo ruolo.
Mi sono contornata di maestranze tecnicamente molto valide. Il direttore della fotografia sarà Bruno Cascio. È un collaboratore valido che mi segue in questo nuovo percorso. Sarà un corto fatto con tutti i crismi.
Come si intitola il cortometraggio?
Arà Ma, che è un intercalare siciliano. Viene usato per qualsiasi cosa: “Arà Ma prendimi quel” e così via. Ha quel titolo perché ha dei personaggi siciliani. Non posso rivelare tanto sulla trama, che sarà comunque a sfondo sociale. Sono stata molto contenta del fatto che il Ministero della Cultura mi abbia dato tanta fiducia, aiutandomi finanziariamente in maniera abbastanza corposa per un cortometraggio. Questa della regia è la mia nuova avventura. E tutte le energie sono concentrate lì, senza nulla togliere al mio lavoro che dura da 35 anni.
Io sono un’attrice, ma l’esperienza accumulata mi ha portato a pensare di passare dalla parte della regia per raccontare una storia dal mio punto di vista. Sono arrivata a realizzare il cortometraggio anche per merito dei tanti anni passati a fare l’attrice. Magari mi manca qualche elemento tecnico, ma mi sono affiancata a dei collaboratori che mi daranno una mano. La sceneggiatura l’ho però scritta io ed è tratta da una storia vera. Vediamo quindi che cosa mi riserverà il destino.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione