CentoVetrine Amarcord: intervista a Daniela Fazzolari
I veri appassionati di CentoVetrine, la storica soap andata in onda su Canale 5, non si sono ancora dimenticati di Anita Ferri, personaggio interpretato con grande maestria da Daniela Fazzolari. Da dark lady a eroina romantica, con un grande sogno d’amore mai coronato con Marco Della Rocca (Alessandro Mario) a causa della sua prematura morte, Anita ha sempre occupato un posto speciale nel cuore dei fan, che qualche anno dopo hanno potuto rivedere la Fazzolari nei panni della sorella Diana Cancellieri Ferri.
Tuttavia, il percorso di quest’ultimo personaggio è stato piuttosto breve, a causa della cancellazione della soap. Tutti aspetti di cui abbiamo parlato proprio con Daniela Fazzolari, in questa intervista esclusiva che ci ha concesso.
Ciao Daniela, benvenuta su Tv Soap. Il pubblico televisivo ancora ti ammira per la soap CentoVetrine, dove hai interpretato sia Anita Ferri, sia sua sorella – praticamente identica a lei – Diana Cancellieri. Immagino che tu sia legata maggiormente alla prima, visto che è un personaggio rimasto davvero nell’immaginario collettivo.
Sì, Anita era veramente qualcosa che è nato dal nulla, in quel preciso momento, mentre Diana è arrivata dopo. Ed è un peccato perché, col senno di poi e di quello che è stato, avrebbe potuto svilupparsi bene. Tuttavia, Anita è stata una scoperta per tutti quelli che l’hanno creata. C’era stata davvero una sinergia di gruppo meravigliosa.
E a te, personalmente, cosa piaceva di Anita?
C’è una cosa bellissima, che mi ha aiutata tanto. Prima di prendere in mano Anita, venivo dall’Accademia del Teatro Stabile di Torino, che ho frequentato per tre anni. Pur avendo avuto qualche esperienza prima della soap, gli sceneggiatori non mi conoscevano artisticamente. La cosa meravigliosa è stata dunque la loro attenzione massima nel captare le mie caratteristiche per lasciarle e trasportarle sul personaggio.
Man mano che le storie andavano avanti, mettevano delle cose che a me erano congeniali. In alcune cose ero consapevole, in altre meno, ma me ne rendevano conto mentre succedevano. Anita è stato un personaggio sicuramente più strutturato, rispetto a quella che ero io. Quando ho iniziato a interpretarla, ero una ragazzina di 23 anni. Ed ero una manager in una situazione familiare complicata. È stata quindi una scoperta quotidiana, che ho fatto giorno per giorno.
Tornando al fulcro della domanda, trovo che la cosa meravigliosa di Anita sia stata che, nel bene e nel male, ogni cosa della sua vita, ogni sua evoluzione, sia stata totalmente motivata. Non c’è mai stato un momento in cui non si capiva che cosa le stesse succedendo. Se era cattiva c’era un perché, così come quando soffriva. C’era sempre una chiave di volta che dava una motivazione a quello che viveva. È stato questo che ha fatto affezionare il pubblico: vedere nel tormento di una donna delle situazioni che avevano una ragion d’essere.
Sicuramente Anita ha avuto una grande evoluzione. È partita cattivissima e poi è diventata una vera eroina romantica…
Esattamente. Come dicevo prima: in ogni cosa, in ogni momento della sua vita, in ogni passaggio che ha vissuto c’è sempre stato uno scambio di qualcosa che l’ha portata a cambiare, a evolversi. E di conseguenza ad appassionare il pubblico.
Cosa che magari con Diana non è avvenuta per mancanza di tempo, visto che poi la soap è stata chiusa?
Sì, è andata proprio così. Nell’ultimo periodo non ci sono stata, perché mi ero sposata e, nel frattempo, sono rimasta anche incinta. Inizialmente, quando la soap non doveva ancora chiudere, c’era la prospettiva di una scrittura importante su quello che sarebbe stato il sequel della storia che, paradossalmente, sarebbe tornata molto più simile ai primi anni, alle prime storie.
Ci sarebbero stati gli intrecci familiari e tutti quegli elementi che, sulla carta, davano un bell’impatto. La sedicesima stagione, quella che non è mai stata fatta, era stata scritta con lo stesso modulo delle prime serie. È un colpo al cuore portare alla luce questo aspetto, ma è giusto dirlo. Il mio ritorno era previsto. Se avessimo iniziato a girare, avrei potuto fare la prima parte, visto che ero incinta, ma tra vari rimandi sono arrivata al quinto mese. Finché la soap non è stata chiusa. Ma mi rimane in mente la grande squadra che c’era dietro. L’unione ha fatto la forza di CentoVetrine.
A proposito di soap, c’è stato poi il ruolo di Stefania nella soap Un Posto al Sole D’Estate. Che ricordi hai di quella esperienza?
Un po’ di tempo prima del mio ritorno a CentoVetrine, ho fatto questa versione estiva di UPAS che è stata divertente. Non aveva niente a che fare con le storie invernali della soap, se non alcuni personaggi in comune. È stato molto carino perché mi sono trovata con tanti e bravissimi giovanissimi attori. È stata una bellissima esperienza.
Sì. Quello che oggi, parlando all’inglese, si definisce uno spin-off. Tra l’altro, anche Stefania era una donna abbastanza spigolosa, no?
Direi di sì. Stefania era la direttrice di un villaggio turistico dove succedeva un po’ di tutto. Era una donna dura e particolare. Quella esperienza è stata bellissima. Non avevo mai lavorato a Napoli. E questo lavoro mi ha arricchito. Se mi richiedessero di andare a lavorare nuovamente lì, ci andrei di corsa. Mi sono trovata accerchiata da un affetto, una carineria e un’attenzione da parte di tutti che, poche volte, c’è stata in così poco tempo.
Se ci pensi, il set di Un Posto al Sole D’Estate è durato due o tre mesi. Quando me ne sono andata sono stata però male perché tutti quanti – trucco, macchinisti, runner ecc. – mi hanno abbracciata a dei livelli che ricorderò per tutta la vita.
Passiamo al presente. Nelle scorse settimane sei stata impegnata con le riprese del film Soldato sotto la luna, dove interpreti Clara. Che cosa puoi anticiparci di questo tuo nuovo impegno?
Sì, Soldato sotto la luna è un film diretto da Massimo Paolucci dove ho avuto l’occasione di recitare anche con divi di fama internazionale come Daniel McVicar, Abel Ferrara e Tomas Arana. È un thriller storico-psicologico. Sono davvero grata a Massimo per il ruolo che mi ha assegnato, che è tanto complesso. Probabilmente il più complesso tra quelli che ho interpretato.
Soldato sotto la luna copre un arco narrativo abbastanza ampio. Dà vita ad una sorta di girone dantesco che tocca i giorni nostri ma anche nel passato fino ad arrivare alla guerra, al nazismo. Penso che sia venuto fuori davvero un bel lavoro. C’è stata una squadra ben amalgamata e che ha lavorato compatta. E sono davvero felice per il fatto che Paolucci abbia riposto fiducia in me per il personaggio di Clara.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione