È entrato da pochissimo in scena a Il Paradiso delle Signore, ma grazie al personaggio del seminarista Nino sta già accendendo la curiosità del pubblico. Parliamo dell’attore Luca Grispini, protagonista della nuova storyline della fiction daily di Rai 1. Il ragazzo infatti, fin dalle prime scene, è stato notato dalla venere Dora Vianello (Mariavittoria Cozzella), che ha preso per lui un vero e proprio colpo di fulmine.
Nell’attesa di capire in quale direzione andrà questa storyline, noi di Tv Soap abbiamo contattato proprio Luca Grispini. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Il Paradiso delle Signore: intervista a Luca Grispini (Nino)
Ciao Luca, benvenuto su Tv Soap. Al Paradiso stai interpretando Nino, un ragazzo che ha fatto breccia nel cuore di Dora. È però un seminarista e l’ipotetico amore con la Venere sembra dunque impossibile. Come ti sei approcciato a questo personaggio?
A suo tempo, ho parlato di Nino con il direttore creativo Daniele Carnacina, quando feci l’ultimo provino. Cominciai un po’ a ragionare sul personaggio. Ho così dovuto pensare innanzitutto che Nino fosse un estraneo nel gruppo con il quale avrebbe interagito. A partire da Milano, una città da cui non proveniva e che per lui era nuova. Ho così giocato molto sulla complicità che Nino ha con don Saverio (Andrea Lolli), anche se quest’ultimo non è molto favorevole a quello che gli sta succedendo intorno.
Ho puntato molto sulla sua timidezza, sull’imbarazzo nel dire la parola sbagliata al momento sbagliato. Caratteristiche fondamentali in Nino, almeno fino a quando non arriva a dichiarare di essere un seminarista. È senz’altro un personaggio che si discosta da me. Dicevo tra me e me “chissà come riuscirò a renderlo in questo modo”.
Quindi ti ha messo un po’ anche alla prova?
Abbastanza. La prima cosa che mette alla prova noi ragazzi è il cercare di trovare una fisicità corretta per gli anni ’60, dove un ragazzo di 22/25 anni era già un uomo mentalmente, anche nel modo in cui si comportava. Quella è stata sicuramente la parte più complessa, perché ti senti un po’ rigido a volte. Adesso, nel 2020, utilizziamo un linguaggio del corpo molto più accentuato rispetto a prima. C’era quindi questo elemento a cui stare attenti, fondamentalmente.
Ti svelo poi che, inizialmente, il mio personaggio doveva essere della provincia di Venezia, in base a quanto c’era scritto nella sceneggiatura. C’era dunque questa difficoltà, dove – anche parlando con la dizione – si sarebbe sentito che non ero proprio del nord, visto che avevo dei milanesi accanto. Ci siamo così organizzati e Nino è diventato della provincia di Roma. Al provino, provai ad infatti abbozzare un accento del nord, ma non convinto chiesi se fosse proprio necessaria questa caratteristica. Quando si sono spostati sulla provenienza romana di Nino, mi sono sentito più a mio agio. Ci tengo a specificare che nella fiction ho sempre parlato con la giusta dizione, ma ero più tranquillo nel caso uscisse un minimo di parlata romana.
Come ti sei trovato sul set? Con Giancarlo Commare, che interpreta Rocco, hai girato Skam. Conoscevi già qualcun altro?
Sì, è stato un super piacere rivedere Giancarlo. Conoscevo inoltre Elisa Cheli (la venere Paola); andavamo al liceo e facevamo il laboratorio teatrale insieme. Ormai sono passati una decina d’anni, un’era fa. La cosa che ho sempre detto e ribadisco è che, sul set, c’è un clima davvero molto bello. Nonostante siano ormai tanti anni che girano senza mai fermarsi, riescono a mantenere una coesione e un livello di stress basso, cosa che non è affatto facile quando vedi sempre le stesse persone.
Hanno creato proprio una bella famiglia. Devo dire che mi hanno accolto molto bene. Sono uno, e questo ce l’ho in comune con Nino, che in un gruppo tende ad entrare in punta di piedi. Cerco un attimo di conoscere tutti quanti. Al Paradiso riconosco di essere stato accolto benissimo, dal primo all’ultimo sul set, colleghi e non colleghi. Ne sono super contento. Sono rimasto sorpreso di tutta questa serenità che si percepisce.
E come ti sei adattato ai tempi velocissimi di una serie giornaliera? Se non sbaglio è la prima volta che partecipi ad un prodotto quotidiano.
Esatto, non mi era ancora capitato. Sono super organizzati per i tempi stretti e veloci che hanno. Anche questa è stata una piacevolissima sorpresa.
Immagino tu abbia fatto dei provini per il personaggio…
Certo, quelli non mancano mai e sono sempre la parte più difficile. Sopratutto il tempo di attesa dopo un provino, quando non sai se avrai o meno una risposta favorevole. Andando nello specifico, ne ho fatti due: il primo, dato il periodo, è stato il self-tape, che andò bene. Il secondo è stato invece in presenza e l’ho fatto con Mariavittoria Cozzella, che è stata la mia spalla. All’epoca mi era stato detto che alla prima selezione ero piaciuto molto, motivo per cui erano già orientati su di me. Tuttavia, volevano un po’ una conferma.
Eri presente sul set fino all’ultimo giorno. Vedremo dunque il tuo personaggio fino alla fine? Cosa dobbiamo aspettarci da lui? Dora sarà una tentazione per lui?
Giusto. Anche se, a dire il vero, non so nemmeno io cosa aspettarmi da lui. Non conosco ancora quale decisione prenderà Nino: se continuerà il suo percorso evangelico-cattolico oppure no. Sicuramente Dora sarà una tentazione. In questa stagione c’è stata la presentazione del personaggio. Nella prossima, sicuramente si vedrà il conflitto di Nino tra il Signore e Dora, fondamentalmente. È una scelta ardua, che non so come andrà a finire. Non ne ho la più pallida idea. Nel caso dovesse cambiare idea sulla scelta di vita che ha fatto, la motivazione sarà senz’altro forte.
Abbiamo più volte accennato a Dora, che è interpretata da Mariavittoria Cozzella. Che rapporto hai instaurato con lei?
Come si può intuire da quello che ho detto prima, non la conoscevo. Mi sono trovato molto bene con Mariavittoria. Mi ha accolto benissimo e introdotto a tutto il gruppo. Conoscevo già Giancarlo Commare ed in questo ero abbastanza aiutato, ma Mariavittoria è stata davvero carinissima, come tutti quanti. Davvero non mi sono trovato male con nessuno, neanche con gli attori che interpretano dei personaggi con cui non ho interagito e non interagirò mai.
Parliamo un po’ di te. Quando è nato il tuo amore per la recitazione?
Da super piccolo. Fin da quando stavo alle scuole materne ho partecipato ai laboratori teatrali, inizialmente in maniera molto amatoriale. Ho sempre coltivato questa passione. Con mio fratello, avevamo una sorta di metodologia “folle”: vedevamo tante volte dei film al punto tale che imparavamo a memoria le battute, dividendoci i personaggi. La passione per il teatro, insomma, c’è sempre stata e l’ho coltivata anche al liceo. Non avevo con me nessun’agenzia, tant’è che in quel periodo non avevo ancora pensato a fare l’attore in senso professionale. Probabilmente per un motivo di paura, essendo un mestiere molto incerto.
Non a caso, proprio per questo, ho una vita “parallela”, visto che sono anche un medico; ho questo mondo dentro di me diviso in due. Tuttavia, ho sempre portato avanti la passione per la recitazione, frequentando anche delle scuole. Spero di riprendere più presto, dato che il Covid ha un po’ bloccato le scuole. Come ti dicevo, forse dipende anche dalla passione che ho per i film, visto che ne guardo almeno uno a sera. Ho una grande passione per il mondo cinematografico.
Leggo quindi tra le righe che aspiri anche al cinema?
Ti pare di capire abbastanza bene. Il sogno, il desiderio, è sempre stato il cinema, con tutte le difficoltà ovviamente. Molte cose sono sicuramente affidate alla fortuna. Si vedrà, step by step.
Quando si parla di te non si può non pensare a Federico Canegallo, il personaggio che hai interpretato in Skam Italia. Immagino che quando avete iniziare a girare non vi aspettavate tutto quel successo…
No, non ce l’aspettavamo, anche se sapevamo di stare facendo una cosa ben fatta. Quando facemmo tutti i provini, ci invitarono a vedere le puntate della serie originale norvegese. Già quella, nonostante non raccontasse nulla di particolare, rimaneva impressa. Pensai dunque che la base fosse ottima. Man mano, mi è piaciuto anche il fatto che le riprese della serie fossero a mano libera. Per l’attore, non avere il problema delle posizioni è tutto, perché se hai il cameraman che ti gira intorno e si muove ti senti libero e la recitazione, a un certo punto, è migliore.
Dal mio punto di vista, c’era sicuramente la percezione di stare facendo una cosa di ottimo livello, anche tecnico, ma tutto quel successo, almeno io, non me l’aspettavo. Non pensavo che il fenomeno potesse esplodere così. L’exploit maggiore c’è stato sicuramente quando Skam Italia è sbarcata su Netflix, che aveva più abbonati rispetto a TIMVision.
Avete fatto quattro stagioni. È un’esperienza che consideri conclusa o faresti un altro eventuale seguito?
Per me va bene così. Mi chiesero a suo tempo se sarei stato d’accordo ad andare avanti. Penso però che alcune cose debbano avere la loro fine; altrimenti si finisce per spremere il limone fino a che non rimane niente, perdendo quello che hai fatto prima. Secondo me, Skam è finita nel giusto modo. Andando avanti, avendo finito i protagonisti il liceo, si sarebbe dovuto tentare di prendere un target diverso dal punto di vista del pubblico, perché i ragazzi sarebbero andati all’Università.
Oltre alla recitazione, hai qualche altra passione in particolare?
Particolare direi di no, se non quella di vedere tanti film, come ti ho già detto. I film mi piacciono proprio. Come tipologia ti direi quelli di Paul Thomas Anderson o Lars von Trier. Sono proprio affascinato da quella tipologia.
A proposito di film, c’è qualche regista o attore con cui sogni di lavorare in futuro?
Visto che mi fai questa domanda, punto proprio in alto. Uno è proprio impossibile, anche perché si è ritirato: è l’attore inglese Daniel Day-Lewis, dal mio punto di vista uno dei più grandi che sia mai esistito. Con lui farei anche una semplice comparsata, mi andrebbe benissimo. Come regista, se punto all’inarrivabile ti dico Paul Thomas Anderson. Un italiano che mi piace tantissimo è invece Matteo Garrone: rende una fiaba ogni suo racconto, anche quelle che a volte sono macabre. Mi piace molto questo suo modo di vedere le cose, è proprio bravo. Mi sono innamorato di lui grazie al film Primo Amore, del 2004, che era fatto a Torino. Davvero stupendo.
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Che rapporto hai con i tuoi fan? Interagiscono con te sui social?
In realtà, ho un rapporto abbastanza strano coi social. L’interazione coi fan non la faccio né mediante video e né mediante niente. Su Instagram, che ho da cinque anni, ho cento fotografie che sono praticamente tutte mie, che mi hanno fatto, di cui tantissime in bianco e nero. Non interagisco mai coi miei fan attraverso le storie. Posto molto spesso delle immagini che mi piacciono con delle canzoni o dei pensieri miei messi. Non ho una grande interazione dal punto di vista social, non li uso tanto. Non ho una passione particolare, per tantissimi motivi.
Hanno senz’altro dei punti di vantaggio che sicuramente non so sfruttare, però di base non mi piacciono perché rendono le persone un po’ troppo pronte “a farsi allisciare il pelo”. È un discorso che probabilmente andrò maturando nel futuro, ma per ora il mio rapporto con i social è un po’ ambiguo.
In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione
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