È attualmente in onda ogni mercoledì sera su Canale 5 con la fiction Made in Italy, ma il pubblico delle soap lo conosce anche per il ruolo secondario, ma presente per tanti anni, dell’agente Foti nella storica soap CentoVetrine. Parliamo dell’attore Cristian Stelluti, che noi di Tv Soap abbiamo contattato per fargli alcune domande. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Ciao Cristian, benvenuto su Tv Soap. Il pubblico attualmente può vederti su Canale 5 nella serie Made in Italy. Parlaci un po’ del personaggio che interpreti.
Salve a tutti i lettori. A Made in Italy sono un fotografo di moda, che si chiama Gianmarco Visconti. In prevalenza quest’uomo fa moda per adulti ma, durante un episodio, risolvo un problema reinventandomi come fotografo per la moda bimbi. È un uomo che sul lavoro è pratico e veloce e non ama perdere tempo, passando molto spesso per un tipo antipatico.
Come sei arrivato nel cast della fiction? Ci sono dei colleghi con cui hai legato maggiormente?
Ho sostenuto un provino a Milano, perché la serie è ambientata appunto nella capitale della moda milanese. Io sono nato e cresciuto in Brianza, cosi per una volta ho giocato in casa. Tra l’altro con uno dei due registi, Ago Panini, avevo già lavorato per un grande spot pubblicitario, mentre con Luca Lucini è stata la prima volta. Ci tengo a dire che sono due registi formidabili, capaci di far sentire gli attori sempre a proprio agio evitando tensioni. Sul set si è instaurata una bella complicità con le due attrici che mi hanno seguito durante il servizio fotografico: Fiammetta Cicogna ed Erica Del Bianco.
Made In Italy è ambientata negli anni ’70 e racconta appunto la nascita dell’alta moda. Storicamente parlando, pensi sia importante che il pubblico conosca questa parte della nostra cultura? Per quale motivo?
La moda italiana (o meglio il mercato tessile italiano9 ha sempre fatto parte della nostra cultura fin dai tempi della Via Della Seta; quindi a mio avviso c’è poco da svelare o da scoprire riguardo il nostro passato, anche se stilisticamente ci siamo imposti intorno agli anni ’50 di pari passo con lo sviluppo dell’industria tessile, dapprima sull’asse Torino-Milano e in seguito quello di Firenze-Roma. Ciò che invece è importante che sia emerso in questa serie, soprattutto per il pubblico giovane, è il racconto delle difficoltà vissute dalle famiglie emigranti, di cui fa parte la protagonista Greta Ferro e che io in prima persona ho vissuto da piccolo, essendo i miei genitori pugliesi emigrati al nord negli anni ’70.
Lasciare la propria terra, il mare, gli amici, i parenti e spostarsi in città ostili, grigie, andando spesso ad abitare nelle periferie desolate, soprattutto per garantire un futuro ai propri figli, è stata una scelta da eroi.
Di recente hai fatto parte anche del cast della serie tv Rai L’Alligatore. Cosa ti è rimasto di quella esperienza?
L’alligatore è una serie noir molto particolare. Anche se è prodotta da una grande casa di produzione come la Fandango, lo stile è alquanto sperimentale. È una serie tutta nuova nel nostro Paese, molto vicina alle serie gialle americane. Ciò che la rende insolita sono gli strani personaggi che si alternano di puntata in puntata, proprio come il “Maestro di nodi” alias Bruno Chiarenza, da me interpretato, ossia un predatore feroce che cattura le sue prede e poi le uccide.
Vestire i panni di un personaggio cosi freddo e manipolatore mi ha creato piccoli disagi, soprattutto durante la scena in cui stringo forte una corda intorno al collo della vittima fino a soffocarla, mentre il tutto veniva consumato all’interno di una segreta sotto terra dove il freddo ti gelava le mani.
Arriviamo un po’ al ruolo con cui, probabilmente, i nostri lettori ti conoscono maggiormente. Ovviamente sto parlando dell’agente Foti di CentoVetrine. Che ricordi hai di quel periodo? Cosa ti piaceva del personaggio che interpretavi?
Eccoci arrivati alla serialità più lunga che ho vissuto fino ad ora. Il periodo di CentoVetrine è stato cosi lungo da farmi vivere innumerevoli stati d’animo. I primi anni credo siano stati quelli più belli, mi sentivo parte di una grande famiglia; gli umori di tutti, maestranze, tecnici e artisti erano sempre alti e un grande entusiasmo avvolgeva i famosi studi della soap dispersi nelle langhe piemontesi.
Anche il mio ruolo, per quanto secondario, mi divertiva molto: facevo inseguimenti in macchina, sparatorie ed incursioni. Insomma, Foti era un poliziotto adrenalinico con sfumature ironiche, di certo improbabile in una soap dai toni melensi. Con il passare del tempo, tutto diventò però meccanico e poco entusiasmante, anche Foti – ormai promosso ad ispettore – si era allineato al “mood soporifero” dell’appuntamento pomeridiano.
Ci sono dei colleghi di CentoVetrine con cui sei rimasto in buoni rapporti?
Una delle persone più belle che ho incontrato e conosciuto durante la mia lunga esperienza a CentoVetrine è Elisabetta Coraini, alias Laura Beccaria. Con lei ho continuato a sentirmi anche dopo la chiusura della serie e, quando ho collaborato nella produzione del mio lungometraggio “A_MORS “, l’ho cercata per offrirle un bellissimo ruolo all’interno del film. Reputo Elisabetta una delle attrici più talentuose del cinema italiano.
CentoVetrine ha chiuso definitivamente i battenti nel 2015, con grande stupore dei fan che la seguivano da tanti anni con affetto. Pensi che la soap meritasse più chance rispetto a quelle che ha avuto?
CentoVetrine è stata la prova vivente che anche in Italia abbiamo la capacità, la competenza e la garanzia di produrre un indotto artistico-economico di portata enorme. Questa soap, oltre ai posti di lavoro che ha offerto a tutti gli addetti ai lavori, tecnici, maestranze, amministrazioni, operai e ovviamente agli artisti, ha creato un’economia parallela nei paesi limitrofi ad essa, come la nascita e lo sviluppo di palestre, alberghi, B&B, ristoranti e molto altro ancora.
L’improvvisa e inaspettata chiusura di una macchina cosi efficiente ha stupito e indignato tutti, specie per gli altissimi ascolti che la soap opera ha sempre registrato lungo la sua longeva attività costellata di successi.
Ti saluto con un’ultima domanda. C’è qualche altro progetto futuro di cui ci vuoi parlare?
Non ho progetti imminenti visto il periodo storico che stiamo vivendo. Mi sto dedicando alla scrittura e, chissà, magari quando usciremo da questa agonia la mia sceneggiatura diventerà un film. Avanti cosi! Un abbraccio.
Con la collaborazione di Sante Cossentino per Massmedia Comunicazione
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