Il pubblico sta imparando a conoscerlo da qualche settimana grazie al ruolo di Pietro Conti, il “ribelle” nipote di Vittorio a Il Paradiso delle Signore. Parliamo del giovanissimo Andrea Savorelli, che presta il volto a questo personaggio nuovo di zecca. Noi di Tv Soap l’abbiamo contattato per fargli qualche domande sull’esperienza che sta vivendo sul set della fiction daily di Rai 1. Ecco che cosa ci ha detto.
IL PARADISO DELLE SIGNORE: Tv Soap intervista ANDREA SAVORELLI (Pietro Conti)
Ciao Andrea, benvenuto su Tv Soap. Partiamo da una domanda semplice: come sei arrivato nel cast della fiction?
È iniziato tutto dopo la prima quarantena. Nei primi giorni di “semi-libertà” sono andato a trovare una mia amica a Genova e, quando ero in macchina, la mia agente mi ha chiamato per comunicarmi che dovevo preparare il provino video per il ruolo di Pietro Conti. Ero in autostrada, motivo per cui mi sono catapultato a Roma, dove vivo, per girarlo. Leggendo gli stralci del personaggio, è come se avessi sentito subito un’appartenenza a quello che stavo raccontando, proprio a livello attoriale. Un’appartenenza che ho mantenuto per la costruzione di Pietro.
Bene. Parliamo un po’ di Pietro. Come lo descriveresti?
È un ragazzo che porta dentro un dolore enorme che lo rende vulnerabile. Si sente attaccato dalle autorità. Questo dolore, a soli 17 anni, manda in confusione tutto il suo equilibrio, già sballato da una vita di costrizioni e di regole molto ferree. Pietro si sente privato di una parte fondamentale di sé che vuole esprimere: la sua creatività, la sua voglia di avere una voce. Questa è una cosa che anch’io da adolescente ho vissuto. Ho sempre voluto dare risonanza alle mie idee.
Leggendo quindi a primo impatto la descrizione di Pietro Conti ci ho messo due minuti a girare dei video convincenti, tant’è che sono stato contattato per il provino di persona, che a sensazione mia non era stato abbastanza convincente. Ma poi la mia agente Yvonne D’Abbraccio, qualche giorno dopo, mi ha chiamato per dirmi che era andato tutto bene e che ero stato scelto. Da lì è iniziato tutto. Così come Pietro ho dovuto dare un nuovo assetto alla mia vita, perché sono passato dall’essere uno studente a far parte di un super-progetto enorme con una troupe di 200 persone e passa in una serie già avviata. È stato per me come approdare su una navicella spaziale, a soli vent’anni. È stato molto bello.
È il tuo primo ruolo, vero?
Sì. Mi sono iscritto alla YD’Actors – Yvonne D’Abbraccio Studio – a maggio di due anni fa. Avevo anche pochissima esperienza già dentro la scuola, figuriamoci nel mestiere vero e proprio.
Cosa ti piace di più di Pietro?
Quello che mi piace di più di Pietro è la sua sensibilità, la sua visione delle cose. Non è un ragazzo che si lascia passare sopra alcune cose. È molto attento e vigile e questo suo modo di essere, a volte, lo fa essere molto scettico su dei valori, che si rivelano fondamentali in lui. Quando capisce questo, la sua sensibilità è messa al servizio dell’altro, come nel rapporto con lo zio Vittorio (Alessandro Tersigni) e con la madre Beatrice (Caterina Bertone).
Nel dare, lui riceve tanto: amore, riconoscimenti sul lavoro, tutta una serie di cose che non si era mai sentito dire. Questo lo stravolge e gli fa assimilare dei valori che lui schiva perché, secondo me, ne ha paura. Quando viene accompagnato in un percorso per non avere paura delle cose, ma piuttosto per apprezzare il loro valore puro, si rivela una persona magnifica. Sono follemente innamorato del mio personaggio.
Il pubblico, ad esempio, ha potuto scorgere la dolcezza di Pietro nel rapporto con la sorellina Serena (Giulia Patrignani).
Esatto. Serena è la sua “nota dolente”, perché lui si mostra molto sicuro di sé, schivo e ribelle, ma agisce male perché non sa come agire. Quando però è di fronte a delle cose così radicate, come l’amore per la famiglia o per la sorella, non può che trasparire la sua dolcezza, sicuramente. Allo stesso tempo, posso dire che non mi piace quando Pietro giudica senza conoscere. Per fortuna, appena approfondisce sa ritornare sui suoi passi.
Per quello che puoi dirmi, cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi da Pietro?
È complicato, visto che non posso dare anticipazioni. Quello che posso dire è che Pietro è un personaggio a cui bisogna dare tanta fiducia, perché può svelarsi in modi che nessuno ha mai visto…
C’è qualche collega con cui hai legato di più?
Stiamo ancora girando come matti. Ho legato, ovviamente, con Alessandro Tersigni e Caterina Bertone, che sono stati fondamentali. Sono stati i primi abitanti di un mondo nuovo nel quale mi affacciavo. All’inizio mi sentivo un extraterrestre ma, andando avanti con le riprese, ho creato con loro un rapporto intimo. Noi giochiamo con le emozioni, le recitiamo, e dobbiamo sviscerare le varie storie che portiamo sullo schermo.
Cito anche Giancarlo Commare e Pietro Genuardi, gli interpreti di Rocco e Armando. Oltre ad essere proprio felice di vederli, li considero degli amici. Mi capiscono, sono stati molto empatici a capire come mi stessi trovando, a soli vent’anni, su un set del genere.
Prima hai accennato ai tuoi studi YD’S Actors. Ti chiedo, dunque, quando hai deciso di fare l’attore?
È una storia un po’ complicata. Dopo il liceo mi ero iscritto all’università per studiare psicologia, perché avevo paura. Nonostante la mia passione per la recitazione, non sono mai stato troppo forte per ammetterlo a me stesso e agli altri. Per fare stare sereni tutti, non ci sono andato inizialmente fino in fondo. All’università mi sono sentito un pesce fuor d’acqua, così ho messo a fuoco che, in quel momento lì, potevo fare solo quello. Ti dico la verità, sto pensando in futuro di riprendere gli studi, non per forza in psicologia, ma è un’ipotesi che mantengo in piedi.
A quel punto che ti dicevo, ho però sentito l’esigenza di recitare. All’apice di una discussione con mia madre, che ci teneva a farmi fare l’università, ho deciso di fare un’accademia di recitazione. Dopo svariate discussioni, ho incontrato una ragazza della YD’Actors, con sede a Roma, per uno stage di cinque giorni che si doveva svolgere a Milano, città da cui io provengo. In questo parco, ho conosciuto la ragazza che mi ha chiesto se fossi interessato a fare cinema. Al termine dei cinque giorni, con lezioni svolte da Yvonne dove ho partecipato, mi sono innamorato completamente della recitazione. Ho lasciato l’università e qualche mese dopo mi sono trasferito a Roma, andando a vivere da solo per studiare in Accademia (che frequento tutt’ora).
Hai qualche hobby o passione in particolare?
Ho una grandissima passione per la musica. Un domani non escludo di fare uscire qualcosa di mio, visto che amo cantare. Dev’essere però nel periodo giusto, credo molto nel destino. La recitazione e la musica sono due mondi che si aprono e che si incontrano sempre. Sulle passioni, ne ho mille: mi piace fare gli scatti in giro con la fotocamera analogica. Qualsiasi cosa, prima o poi, mi cattura e mi rapisce per dei momenti. Ho toccato più o meno tutto quello che si poteva fare.
C’è qualche attore o regista con cui vorresti lavorare in futuro?
Sicuramente. In Italia si stanno muovendo delle cose importanti. C’è Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, i fratelli D’Innocenzo. Ci sono i grandi, che continuano a rendere il Cinema un’arte stupenda. Per adesso è ovviamente un sogno, ma spero si realizzi!
In collaborazione con Sante Cossentino per Massmedia Comunicazione
Per restare aggiornati su questo argomento, seguiteci su Google News andando su questa pagina e cliccando il tasto con la “stellina”.