È attualmente in scena con due prodotti di successo Rai: L’allieva e Un Posto al Sole, ma presto sarà in onda anche con la fiction dedicata a Rita Levi Montalcini. Parliamo di Francesco Procopio, attore che si è formato nel Teatro Comico Napoletano (lo stesso dove è “nato” anche Vincenzo Salemme) e che ha lavorato per tanti anni al fianco di grandi artisti come Biagio Izzo, senza tralasciare l’esperienza con Renato Carpentieri, che considera il suo papà artistico.
Noi di Tv Soap lo abbiamo contattato per fargli qualche domanda. Ecco cosa ha dichiarato al nostro sito.
Ciao Francesco, partirei da L’Allieva. Questa che è stata trasmessa dovrebbe essere l’ultima stagione…
Si, anche se spero che cambino idea, visto che anche quest’anno il pubblico ci ha premiato con degli ascolti più che soddisfacenti. Ad un certo punto, per via del Covid, ci siamo dovuti interrompere, così come mi è capitato nello stesso periodo per Un Posto al Sole e per un piccolo ruolo in Mina Settembre, un’altra fiction che andrà in onda prossimamente. Fortunatamente, in seguito al lockdown, queste tre cose sono ripartite.
Sì, la decisione di chiudere dipende soprattutto dalla volontà di Lino Guanciale e Alessandra Mastronardi, i due protagonisti, di dedicarsi ad altri progetti.
Già. Lino Guanciale, a quanto pare, andrà su altri lidi, mentre Alessandra, se ho capito bene, andrà in America per un periodo. Ma in fondo, chi lo sa? Prendiamo per esempio Don Matteo. Sono anni che vogliono chiuderlo, ma poi gli ascolti spingono gli autori a continuare.
Nella fiction interpreti il medico legale Giorgio Anceschi. Che cosa ti piace del personaggio?
Fin dal provino, quando lessi le caratteristiche di Anceschi, mi sono rivisto molto in lui. Mi sentivo molto me stesso: dalla passione per il jazz alla sua leggera ironia. Ho subito riscosso un ottimo successo, tant’è che sono stato scelto per il ruolo che è piccolo, ma quando è in scena dà sempre l’imboccata giusta ad Alice (Alessandra Mastronardi). Mi fa piacere che Anceschi si riveda in lei, che aiuta tanto con i suoi consigli. Anche lui era un po’ come Alice da giovane: forse era impacciato, come tra l’altro lo ero io, Francesco Procopio. Col trascorrere delle puntate, gli autori hanno dato ad Anceschi delle connotazioni più brillanti, probabilmente perché hanno capito che c’era dietro un attore con quelle caratteristiche. Sono abbastanza affezionato a lui.
E con Alessandra e Lino che rapporto hai?
Sono davvero dei ragazzi molto semplici. È una cosa che, secondo me, non sempre accade in questo ambiente. La grande forza de L’Allieva sta nella comunicatività di Alessandra, che ha una dolcezza infinita, e lo stesso Lino col suo modo di essere è una persona perbene, umile e modesta.
Passiamo ad Un Posto al Sole, dove sei da diversi anni Sergio Massaro. È sicuramente un prodotto diverso, trattandosi di una soap, rispetto alle fiction destinate al prime time. Immagino anche come ritmi di lavoro, giusto?
Assolutamente sì. Sergio Massaro nasce come vicequestore di Carletti, interpretato da Ivan Castiglione. Entrambi erano due ruoli abbastanza seriosi, facevano delle indagini ogni qualvolta capitava un omicidio. Dopo un periodo dove non sono stato più chiamato, ho incontrato il capo degli autori Terracciano ad un mio spettacolo, che facevo con Sergio Assisi, e mi ha riscoperto nelle vesti comiche. Ha quindi pensato di portare Massaro sui binari della commedia e così è stato. Da lì, ho iniziato a divertirmi di più. Tra l’altro, visto che abito a Roma, tornare a Napoli per UPAS è un trionfo da tutti i punti di vista, perché mi trattano meravigliosamente. C’è una squadra davvero affettuosa, che considero un’eccellenza napoletana per tutto quello che riescono a fare in poco tempo, compreso il minutaggio.
Sono felice di essere stato inserito in questa linea brillante, anche se non nego di sperare sempre che Sergio Massaro possa avere più spazio nelle varie dinamiche. Ma negli ultimi tempi sta decisamente avendo più importanza.
Cosa piace secondo te di UPAS al pubblico? Avrà sicuramente un suo “segreto”, dato che va in onda dal 1996…
A parer mio ha quel sapore di napoletanità, con una grande parte del pubblico che sente i personaggi come dei familiari. So che molti napoletani che stanno in giro per il mondo guardano Un posto al sole proprio per vedere Napoli, per vivere quell’atmosfera napoletana persa quando sono dovuti andati via.
Veniamo un po’ a te. Quali sono i tuoi hobby? Cosa fai quando sei libero dagli impegni dei vari set?
Quando ero più giovane avevo senz’altro più hobby. Giocavo a pallavolo, mentre adesso capita solo d’estate. Mi piace pescare, mentre d’inverno mi diletto a scrivere commedie con altri due colleghi. Mi ritengo fortunato perché il mio hobby principale, che è il mio mestiere, coincide con la mia passione più profonda. Vengo principalmente dal teatro. La maggior parte di quello con cui mi guadagno da vivere viene da lì. Spero dunque che i teatri riaprano al più presto, vista la situazione storica che stiamo vivendo.
Progetti futuri?
Il 22 novembre su Rai 1 dovrebbe andare in onda Rita Levi Montalcini, con la regia di Alberto Negrin. Sarò il padre di Elena, una bambina che poi verrà curata proprio dalla Montalcini. Il set è stato meraviglioso; è il quarto film che faccio con Negrin, un ex aiutante di Strehler nel teatro. È stato lui, per esempio, a lanciare Pierfrancesco Favino, con il biopic su Bartali. È un regista con cui mi trovo bene: è molto esigente e severo, ma fortunatamente mi ha preso in simpatia e lavoriamo perfettamente insieme. Con lui mi trovo davvero a mio agio. Il film è stato girato prima del lockdown, tra gennaio e febbraio, e la protagonista è Elena Sofia Ricci.
La storia del padre di Elena è vera perché quando Rita Levi Montalcini fu insignita del primo Nobel non aveva ancora fatto una scoperta dal punto di vista della medicina; proprio ad un concerto dove si festeggiava tale premio, la violinista dodicenne presentò dei problemi seri alla vista e da lì è nata tutta la vicenda, visto che la stessa Montalcini ha cominciato a studiare a fondo la situazione per trovare una medicina.
Risiedo nel quartiere dove abitava lei. Il nipote è amico di mio figlio e vanno a scuola insieme. Il mio sarà un ruolo drammatico, a differenza di quelli comici a cui il pubblico è abituato a vedermi.
Hai qualche altro sogno, lavorativamente parlando, da realizzare? Qualche attore e regista con cui vorresti lavorare?
Per più di 12 anni ho lavorato con Renato Carpentieri, che per me è il mio padre artistico, colui che mi ha scoperto e fatto fare in teatro le cose più importanti della mia carriera. Vorrei recitare con tanti attori e registi di grande spessore. Uno di questi è Pierfrancesco Favino, che quando ho incontrato mi ha fatto davvero una bella impressione. Nel teatro, il mio sogno principale resta quello di consolidare il mio impegno con una mia compagnia. Dal punto di vista cinematografico, ma televisivo soprattutto, spero sempre di poter continuare a fare in maniera più generosa quello che sto facendo adesso. Mi piace stare nella fiction, interpretando magari ruoli più presenti in scena.
In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione
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