È tornata in scena dopo 12 anni di assenza con la sua amatissima Dolly Salvetti. Stiamo parlando di Lucianna De Falco, interprete di Un Posto al Sole che mancava all’appello dal 2008.
Noi di TvSoap l’abbiamo contattata per farle qualche domanda sulla sua esperienza, post lockdown, nella soap storica di Rai 3.
Benvenuta su Tv Soap, signora De Falco. Il suo personaggio, Dolly, non appariva in Un Posto al Sole da diversi anni. Com’è nata, dunque, l’idea del suo ritorno?
Il mio personaggio ha sempre goduto di un grande affetto nella memoria di chi segue Un Posto al Sole. Dolly è entrata in scena l’anno successivo all’inizio della soap, nel 1997 circa. E’ nata come un personaggio con una caratterizzazione vera e propria: sulla carta sarebbe dovuta durare poco; col tempo, le abbiamo dato maggiore tenerezza e credibilità rispetto al suo essere “sopra le righe”.
Dolly è sicuramente speciale, particolare, un po’ “sopra le righe” come le dicevo prima, e molto comica. Nello stesso tempo ha caratteristiche di tenerezza e di umanità che la fanno rimanere nel cuore della gente. Tutto ciò ha fatto sì che potesse ritornare in scena. A parte il recente ritorno, l’ultima volta che ho interpretato Dolly è stata nel 2008. Tuttavia, quando mi è capitato di incontrare qualcuno degli sceneggiatori o dei produttori di Un Posto al Sole, c’è sempre stata la volontà di riportarla nella soap.
Sono tra l’altro molto grata a Dolly perché mi ha fatto conoscere maggiormente al pubblico della televisione. Mi ha dato la notorietà che altre serie, magari, non mi hanno fatto raggiungere.
È difficile interpretare Dolly?
Metto sempre molto di Lucianna De Falco nei personaggi che interpreto. In verità, non è così difficile interpretare Dolly. Il lavoro che abbiamo fatto su di lei è stato anche creato ad hoc per darle una credibilità; di solito non è Lucianna De Falco che si immedesima nel personaggio, bensì cerco di fare aderire i miei vizi, le mie virtù e caratteristiche ai personaggi. Tutto questo è per dare maggiore credibilità, intensità e verosimiglianza ai ruoli che interpreto.
Sul set, in quest’occasione, ha dovuto affrontare una novità: le restrizioni a causa del Coronavirus. Com’è stato?
UPAS è stata una delle prime serie a riprendere in Italia. C’è stata innanzitutto una grande voglia di ricominciare, una forza di volontà che si percepiva in tutti i reparti, nelle maestranze e così via. Siamo stati tutti avvantaggiati da questa voglia di riprendere a lavorare, di tornare a una normalità, dopo i tre mesi di lockdown che ci avevano totalmente disabituato. Non è stato semplice perché i protocolli sono molto restrittivi, a partire dalla nostra preparazione.
Sì. So che non avete avuto nemmeno il trucco e il parrucco inizialmente…
Esatto. Oltre a quello e ai tamponi ogni settimana, abbiamo evitato anche i contatti con i costumisti, tant’è che gli abiti ci venivano lasciati nel camerino e non c’era assistenza sul set. I primi giorni, come diceva, abbiamo addirittura girato senza trucco e parrucco. Ad ogni attore sono stati dati i trucchi personali, ma senza alcun tipo di assistenza sul set.
Ci sono state delle mancanze, ma la volontà e la voglia di riprendere ha prevalso. Questo è necessario tutt’oggi affinché non ci si interrompa di nuovo. Si deve tornare al lavoro, a una normalità, nonostante il momento e il virus ancora così tra di noi in maniera pericolosa. Sono d’accordo sulla tutela che ognuno sta seguendo, è giusto.
Secondo lei, nel corso degli anni, qual è stata la forza di Un Posto al Sole? Perché è così amato dal pubblico?
Al momento, UPAS è l’unico esempio in Italia di real-drama, incominciato ben 24 anni fa. C’è una linea narrativa che racconta anche il reale, il contemporaneo. Per fare un esempio: quando è Natale, anche nella soap lo è. Questo ha creato sicuramente una grande affiliazione da parte del pubblico, che è come se vivesse a Palazzo Palladini nella casa di Un Posto al Sole.
Chi ci segue, pensa di sedersi a tavola con noi; entriamo nella quotidianità dei telespettatori di tutto il mondo. I nostri fan sono trasversali. Anche se non faccio parte dei protagonisti principali, mi sono resa conto della notorietà di Dolly Salvetti anche in Europa: sono andata a Londra, a Parigi, a Madrid e la gente mi ha fermato e riconosciuto per strada.
Il pubblico che ci segue è davvero variegato: dal professionista alla signora in pensione che sta davanti alla tv, passando anche per i ragazzi giovani che, a loro volta, hanno una linea narrativa rappresentata da Niko, Rossella e dagli altri che sono cresciuti sul set.
Poi c’è la bellissima Napoli…
Con UPAS, Napoli è stata prepotentemente in televisione per la prima volta. Prima era stata famosissima, negli anni ’60, nei film di Vittorio De Sica, nel valore del neo-realismo, nell’epoca delle commedie e del teatro dei De Filippo o nella maschera di Totò. In televisione era come se ci fosse il bisogno di una città come Napoli, che non è la stessa cosa come dire Torino o Roma.
Napoli è la città delle canzoni, ha dato i natali a Sophia Loren, è patria del cibo come la pizza. È un posto che ha già di per sé un valore importante come città. Ora che ci penso, mi viene in mente anche un altro aspetto…
Quale?
UPAS è anche una grande scuola, non solo da parte degli attori. Da un punto di vista lavorativo, tecnico e professionale, la soap ha portato in Italia un certo tipo di lavorazione veloce. Adesso si gira quasi una puntata al giorno. Dagli studi di Napoli, grazie ad Un Posto al Sole, sono inoltre usciti tanti professionisti in molti campi. Cosa che poi ha fatto nascere altre serie come La squadra o L’amica Geniale.
Registi, sceneggiatori e tante altri nati qui hanno fatto delle cose di grande successo e internazionali. Credo che la soap piaccia per questo e perché parla un po’ a tutti. I personaggi sono trasversali: simpatici, antipatici, cattivi. Sono riconoscibili, come accade nella commedia dell’arte, per le caratteristiche che hanno. E forse noi attori siamo anche bravi.
Lo siete. Un’ultima domanda: rivedremo Dolly in futuro o la sua apparizione è stata limitata al matrimonio tra Guido (Germano Bellavia) e Mariella (Antonella Prisco) e alla linea narrativa con Cotugno?
Le posso dire che c’è sempre un grande affetto da parte degli sceneggiatori e della produzione per Dolly. Sono sicura che c’è la volontà di non farla sparire nuovamente. Anche perché, come ricorderà, è stata spesso nominata anche dai personaggi, magari citando una sua relazione con un uomo straniero che le impediva di restare in Italia. Si parlava del suo ritorno da anni, ma si è potuto concretizzare soltanto adesso. Avevo cominciato a registrare prima del lockdown. Prima che ci fermassimo tutti. Vedremo come andrà.
In collaborazione con Sante Cossentino per MassMedia Comunicazione
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